WEST MEMPHIS THREE

PARTE 13 – UN DECENNIO DIETRO LE SBARRE

Negli anni che seguono l’incarcerazione di Damien, Jason e Jessie, nuovi avvocati e fedeli sostenitori si mobilitano per ottenere un secondo processo.

La scienza forense ha fatto passi da gigante rispetto al 1993 e nuove tecnologie potrebbero essere utilizzate per riesaminare le prove ormai archiviate in un polveroso deposito del Dipartimento di Polizia di West Memphis.


Indice:

  • Sign of the times
  • Corruzione nel Dipartimento di Polizia
  • Chi ha ucciso i bambini?
  • Rule 37 Petition
  • I segreti della famiglia Hobbs

dal libro ‘Life after Death’ di Damien Echols

(dai suoi scritti in prigione) “…Per una frazione di secondo oggi ho sentito odore di casa. Era l’odore del tramonto su una strada sterrata. Credevo mi si sarebbe spezzato il cuore. Il mondo che mi sono lasciato alle spalle era così vicino che riuscivo quasi a toccarlo. Ogni fibra del mio essere gridava per il desiderio di averlo. E’ stupefacente come alcune sfumature del dolore posseggano una bellezza intrinseca. Sembro incapace di convincermi che casa mia come la conoscevo un tempo ora non esiste più. E’ ancora troppo reale dentro la mia mente. Vorrei tanto avere una manciata di polvere o terra di allora in modo da poterla tenere in una bottiglia e averla sempre accanto”.

Sign of the times

Negli anni che seguono il verdetto e durante tutta la prigionia dei tre ragazzi, vari avvocati difensori, vecchi e nuovi, si muovono per cercare tutte le strade percorribili a dare ai tre condannati la possibilità di un nuovo processo.

Il caso, nel decennio successivo, continua a suscitare grande interesse grazie, soprattutto, ai documentari e ad un solido e tenace gruppo di sostenitori.

Giornalisti e appassionati della vicenda portano avanti indagini parallele che gettano una nuova luce sul passato oscuro di alcuni membri delle famiglie delle tre giovani vittime, in particolare John Mark Byers, patrigno (o padre?) di Chris Byers e Terry Hobbs, patrigno di Stevie Branch. Nessuno dei due viene mai formalmente indagato nonostante l’alibi di Terry Hobbs, per quella sera del 5 Maggio 1993, sia particolarmente debole e controverso.

Foto a sinistra Melissa e John Mark Byers:https://arktimes.com/news/cover-stories/1994/11/25/the-legal-troubles-of-terry-hobbs-and-john-mark-byers; Foto a destra Pam e Terry Hobbs:https://m.imdb.com/title/tt0117293/mediaviewer/rm2664378624/. Negli anni a venire, anche a seguito della diffusione che ebbe il caso grazie ai documentari e a un solido gruppo di sostenitori, tante tra le persone coinvolte nel caso, continuarono a cercare attenzioni. Si indagò nel passato oscuro di John Mark Byers, sulla morte delle sue due mogli, sull’uso di droga, sulle varie condanne ricevute e sul fatto che non andò mai in prigione. Dopo il primo processo i Byers andarono a vivere a Cherokee Village dove, in poco tempo, vennero accusati di aver rubato in casa dei vicini per un valore di ventimila dollari. L’episodio fa emergere accuse penali precedenti, risalenti ai tempi in cui vivevano a West Memphis. Questo solleva molti dubbi nella comunità in cui sono andati a vivere rispetto al loro ruolo nella morte dei bambini. Gli venne ricordato che disse di essere stato abusato da bambino e di essere stato lasciato in un fossato. Lui rispose: “Era un sogno, un sogno che avevo raccontato a Melissa, non un fatto!” Tra lui e la moglie facevano largo uso di sostanze stupefacenti e medicinali: Dilaudid, Zanex, Xanax, Dilantin e Tegretol. Nel 1996 Melissa, la moglie di John Mark Byers, muore in casa. Sul suo certificato di morte ancora oggi è scritto per ‘morte per cause sconosciute’.

Viene fatta richiesta di appello alla Corte Suprema dell’Arkansas, ma la Corte Suprema conclude che, sebbene tutte le prove portate a processo siano circostanziali, sono tuttavia sufficienti a supportare il verdetto. L’unica strada che rimane ai tre ragazzi è di dichiarare che i loro avvocati hanno svolto un servizio inadeguato. Ma è una strada fortemente sconsigliata e in più i tre sono indigenti.

dal libro ‘Life after Death’ di Damien Echols

…(16 agosto 2010) oggi ho ricevuto una lettera dal vicepresidente Joe Biden. Mi chiedeva dei soldi. Il succo della lettera è che, se non faccio una donazione in denaro, i repubblicani otterranno la maggioranza in senato e violeranno i miei diritti civili. Biden scrive che anche cinque dollari sarebbero di aiuto. Ho dovuto guardare la busta tre volte soltanto per assicurarmi che fosse davvero indirizzata a me, e di non avere invece ricevuto per sbaglio la posta di qualcun altro. Questa è pura follia. Ho pensato di rispondergli e informarlo che l’intera mia esistenza è stata violata, ma che lui poteva essere di aiuto donando qualche dollaro al mio fondo. Alla fine, ho deciso di non farlo. L’ultima cosa di cui ho bisogno è ritrovarmi su una lista nera dei servizi segreti“.
La Corte Suprema dell’Arkansas. Foto scattata a Little Rock, Arkansas. Estate 2022.

dal libro ‘Life after Death’ di Damien Echols

… Tuttavia, non c’è abitudine o pratica spirituale al mondo capace di offuscare la realtà della vita quotidiana nel braccio della morte. Una persona normale non commette un omicidio. Per quasi diciassette anni ho aspettato che da quella porta entrasse qualcuno con cui dialogare, ma è una cosa che qui non succede. Le persone, qui, sono tutte mentalmente disturbate, in modo che spaziano dal lieve ritardo alla forma più grave di schizofrenia. Altre sono bloccate nella terra di nessuno fra la sanità mentale e l’allucinazione.

Damien, Jason e Jessie sono finiti in carcere in un importante momento storico.

Nel 1993 Internet stava nascendo e la tecnologia, in seguito, si è evoluta in un modo che in quel momento non si poteva prevedere. 

Cellulari, DVD e social media prendono vita mentre i tre ragazzi sono in prigione. 

Nuove tecnologie che analizzano il DNA vengono inventate proprio in quegli anni (come il MVAC, uno strumento, più efficace del tampone, per raccogliere il DNA); ma per l’utilizzo di invenzioni di questa portata ci vogliono tempo e sostanziosi finanziamenti prima che diventino di uso comune. 

Questi nuovi sistemi avrebbero aiutato i WM3 in molti modi, ma non nell’estate del 1994 quando due processi e due giurie si pronunciarono a favore della loro colpevolezza. Nessuno dei tre ragazzi, in quel momento, poteva saperlo. 

I test del DNA progrediscono ulteriormente negli anni duemila riportando in libertà migliaia di prigionieri ingiustamente incarcerati. Nonostante il messaggio di Damien negli anni sia sempre stato lo stesso: “testate ogni singola prova”, una parte di lui, oggi, è dibattuta.

dal libro ‘Life after Death’ di Damien Echols

“… uno degli aspetti più costosi di una difesa è la carta: non credereste quanto può incidere il costo delle fotocopie dei documenti necessari… Nel 2001 entrò in vigore una nuova legge sui test del DNA, cosa che avrebbe chiaramente aperto la porta alla dimostrazione della nostra innocenza. Questa legge dichiara che deve essere lo Stato a pagare ogni esame necessario, anche se così tocca aspettare che sia lo Stato a occuparsi di un determinato caso. Per mettere in moto le cose, abbiamo dovuto pagare di tasca nostra tutti i test del DNA… chi ci aiutò moltissimo a quel punto fu Henry Rollins, che non solo approfittò della propria celebrità e di quella dei suoi amici musicisti, ma produsse anche un album, lo portò in tournèe e raccolse fondi a sufficienza per finanziare i primi test del DNA. Nel 2002 fu presentata l’istanza per le analisi genetiche, anche se fino al 2006 non avremmo ottenuto niente che assomigliasse a un risultato”.

Chi non è interessato al test del DNA di solito è perché è colpevole (e il test lo determinerebbe una volta per tutte), ma Damien, per esempio, ha paura che possa stabilire la presenza di Jessie sulla scena del crimine. Quello metterebbe in crisi il movimento ‘Free the West Memphis Three’ e con lui la quantità di soldi raccolti che sta aiutando la loro battaglia per la libertà. Sarebbe stato colpevole per associazione. Se solo uno tra loro fosse stato colpevole per associazione, lo sarebbero stati tutti e tre. E’ un grosso rischio.

E’ stato chiesto più volte a Damien chi pensava che fosse il colpevole. Non ha mai detto Terry Hobbs. Non voleva fare ad altri quello che aveva subito lui. Ma era ovvio che Hobbs fosse il target dei suoi avvocati.

Damien doveva essere giustiziato il 5 maggio 2000, sette anni esatti dopo l’omicidio. L’esecuzione viene posticipata a data da stabilirsi nonostante, durante tutti questi anni, molti (soprattutto nel nord dell’Arkansas) continuano a credere ancora alla versione colpevolista della Polizia. Solo una volta uscita la trilogia ‘Paradise Lost’ il pubblico inizia a nutrire dubbi.

dal libro ‘Life after Death’ di Damien Echols

…l’Arkansas è l’unico Stato del paese ad avere una legge secondo cui il direttore di un penitenziario può eseguire le condanne a morte in qualsiasi modo consideri opportuno. Questo significa che l’amministrazione carceraria ha il permesso legale di farti morire di fame. Bruciarti vivo. O lapidarti”.
Damien Echols tra Bruce Sinofsky e Joe Berlinger ai tempi del documentario ‘Paradise Lost’. La riconoscenza di Damien verso Joe Berlinger e Bruce Sinofsky sarà eterna: gli hanno letteralmente salvato la vita. Fonte: https://www.smithsonianmag.com/arts-culture/paradise-losts-joe-berlinger-on-the-roots-of-his-west-memphis-three-films-62617491/

dal libro ‘Life after Death’ di Damien Echols

“…Non si possono intraprendere molti viaggi, quando si è chiusi in gabbia. Il movimento esteriore si riduce fino a scomparire del tutto. Restano solo due scelte: rivolgersi verso l’interno e iniziare da lì il proprio viaggio, oppure impazzire. In prigione il tempo non esiste, a meno che non si riesca a crearselo da soli. La gente che vive fuori sembra credere che in carcere il tempo passi lentamente, ma non è così. La verità è che non passa proprio. E’ un vuoto eterno e ogni momento è privo di significato perché è privo di contesto…Esiste un unico modo per evitare di essere inghiottiti dal malessere, dalla disperazione e dalla solitudine, e consiste nel creare una routine a cui attenersi qualunque cosa accada. In prigione non si passa il tempo: lo si crea. Ho cominciato a misurare il tempo facendo trenta flessioni al giorno e ho insistito per anni, finchè non sono stato in grado di farne mille. Ho cominciato a fare dieci minuti di meditazione al giorno e poi ho insistito fino a raggiungere le cinque ore giornaliere. E’ stato solo diventando più disciplinato, più concentrato e più determinato che sono riuscito a impedirmi di cadere nell’entropia e nella morte interiore. Una delle prime cose che sia JuSan/Frankie sia Gene mi dissero fu che dovevo trasformare la mia cella in una scuola e in un monastero”.

Corruzione nel Dipartimento di Polizia di West Memphis

Nel decennio che segue all’incarcerazione dei tre ragazzi, il Dipartimento di Polizia di West Memphis viene scosso da un nuovo terremoto.

Già nel 1993 c’era il sospetto che gli ufficiali della divisione antidroga del Dipartimento di Polizia di West Memphis si fossero appropriati indebitamente di droga o altro materiale per uso personale. 

Quello che al tempo fu veramente sorprendente è che il procuratore Brent Davis firmò un ordine per chiudere queste indagini proprio a metà giugno del 1993, in perfetta concomitanza con i primi arresti.

Nel 2001 un nuovo capo di Polizia licenzia un ufficiale del Dipartimento, l’agente Sudbury, dichiarando: “Avevamo a che fare con la corruzione di alcuni poliziotti”. In una conferenza stampa, convocata per annunciare il licenziamento di Sudbury e altri due agenti della narcotici, il capo riporta che l’FBI stava indagando, insieme al Dipartimento, sul comportamento di questi ufficiali e su fatti relativi a loro risalenti già a dieci anni prima.

Il Dipartimento di Polizia di West Memphis. Fonte: https://www.getyarn.io/yarn-clip/98486929-fe01-4e84-bb0c-fdd793bd6a97

Chi ha ucciso i bambini?

Nel 2007 del materiale genetico ritrovato sulla scena del crimine viene testato (grazie ai soldi raccolti dal movimento ‘Free the West Memphis Three‘), su richiesta dei nuovi avvocati difensori, dal laboratorio Bode Laboratories in Virginia.

I risultati escludono Echols, Baldwin e Misskelley.

Vengono analizzati tre capelli.

Il primo, rimasto incastrato tra il nodo dei lacci di Michael Moore, coincide con il profilo di  Terry Wayne Hobbs, marito di Pam Hobbs e patrigno di Stevie Branch.

Il DNA del capello e di Hobbs, secondo il laboratorio della Virginia, è lo stesso. Ma il match non è mai assoluto; secondo il laboratorio c’è sempre una minima possibilità che appartenga a qualcun altro.

Il secondo capello, che era stato ritrovato su un ramo, appartiene a David Jacoby, un amico intimo e di vecchia data di Terry Hobbs.

Hobbs aveva sempre detto di essere stato con Jacoby il giorno degli omicidi anche se Jacoby, negli anni a venire, lo smentirà, affermando inoltre che Terry abusava da sempre di Stevie e della sorellina Amanda.

Secondo l’autopsia Stevie è stato, tra i tre bambini, quello che ha subito l’aggressione più violenta. Una teoria vuole che Stevie sia stato il primo ad essere picchiato e che gli altri due siano stati uccisi solo perché testimoni.

Il terzo capello ritrovato è quello di un uomo di origine afroamericana cosa che riporta l’attenzione all’uomo, mai ricercato e quindi mai interrogato, che entrò sanguinante nel ristorante Bojangles.

Terry e Pam Hobbs, rispettivamente patrigno e madre di Stevie, nei giorni immediatamente successivi al ritrovamento dei cadaveri. E’ probabile che qualche giorno prima della morte del bambino, Pam lo avesse tradito con un messicano e fosse stato scoperto da Terry proprio in casa loro.
Fonte: https://www.oxygen.com/the-forgotten-west-memphis-three/true-crime-buzz/who-is-terry-hobbs-stepfather-stevie-branch

Rule 37 Petition

La richiesta di appello di Damien, Jason e Jessie è fallita.

L’unica via ancora disponibile in Arkansas si chiama ‘Rule 37 Petition’, una procedura che permette ai condannati di lamentare che il loro processo è stato ingiusto. La Rule 37 Petition non viene accolta, però, dalla Corte Suprema, ma dallo stesso giudice che ha seguito il processo. Ovvero lo stesso giudice che, nel loro caso, ha proceduto alla sentenza di condanna: David Burnett.

L’11 agosto 2009 ha inizio l’udienza ‘Rule 37 Petition’.

Anche a questa udienza è presente John Mark Byers, una delle figure più curiose di questo dramma. Per anni molti sostenitori dei WM3, che lo hanno conosciuto bene attraverso la trilogia ‘Paradise Lost’, hanno creduto fosse il vero colpevole. Ma con il tempo, nonostante l’atteggiamento e il comportamento tenuto negli anni possano aver fatto insorgere dubbi, il suo alibi è risultato essere sempre più solido, allontanandolo da ogni sospetto.

La linea difensiva nell’udienza della Rule 37 è una sola ed è anche molto semplice: non ci sono tracce di DNA che collegano gli imputati agli omicidi.

Nel 1993 Damien e Jason vivevano a Lakeshore che è a sei miglia da Robin Hood Hills. Se fossero stati loro ad uccidere i bambini avrebbero dovuto camminare quattordici miglia, uccidere e stuprare tre bambini, ripulire la scena del crimine tornare a casa in tre ore camminando senza lacci delle scarpe e senza lasciare tracce di sangue e di DNA sul luogo del ritrovamento dei cadaveri.

Diversi esperti, in occasione della nuova udienza, testimoniano a favore dei tre condannati.

Tra questi il forense Werner Spitz (che tra altri aveva seguito il caso di John Fitzgerald Kennedy e Martin Luther King) il quale sostiene che le ferite ritrovate sui corpi dei bambini non dipendono da coltelli o da armi, ma sono riconducibili a morsi di animali e sono state inferte post mortem, come confermano le foto dell’autopsia e la mancanza di emorragie.

Avevano delle ferite, è vero, ma non sono morti a causa di queste ferite, sono morti tutte e tre per annegamento. 

Frank Peretti nel processo originale aveva detto che le ferite erano state causate da un coltello come quello ritrovato dietro al lago di casa Baldwin, ma Spitz confuta questa tesi sostenendo che se le ferite fossero provenute da un coltello, sarebbero state molto più profonde arrivando anche fino alle ossa. Sottolinea, inoltre, che l’autopsia e le foto rivelano che i bambini non sono stati sodomizzati come invece si era insinuato durante il processo originale.

Il giorno successivo anche il Dr. Michael Baden conferma la teoria di Spitz sulle ferite post mortem, affermando che probabilmente è stata una tartaruga alligatore, di cui a quel tempo Robin Hood Hills era piena, a procurare quelle ferite, compresa l’evirazione del piccolo Chris. 

Sempre dall’autopsia emerge che probabilmente i tre bambini sono stati legati solo dopo essere morti: non ci sono tracce rilevanti, ma se fossero stati legati da vivi probabilmente si sarebbero ribellati e di questa ribellione ci sarebbero i segni.

Fa il suo ingresso in aula anche Richard Souviron un dentista forense della Florida Richard Souviron, testimone chiave nel caso di Ted Bundy, il quale conferma che i segni di morsicature sono da ricondursi a ferite di animali. 

Entra Vicky Hutcheson e ritratta la testimonianza fatta nel 1994. La legge dello Stato prevede che se ha commesso spergiuro nel 1994 le accuse decadono automaticamente, ma se spergiura ora può essere accusata e condannata. Conferma che anche suo figlio Aaron, amico delle tre vittime, aveva mentito quando era salito sul banco dei testimoni.

In accordo con la polizia Vicky doveva trarre Damien in inganno e invitarlo a casa sua con la scusa di condividere le letture sull’occultismo. Lo persuade a parlare di esoterismo, satanismo e streghe, ma Damien non lo fa ed è particolarmente nervoso. Lei gli chiede il perché del suo nervosismo e lui risponde: “Lo saresti anche tu se pensassero che hai ucciso tre bambini”.

I poliziotti la avevano incolpata di avere fatto le domande sbagliate e l’avevano spaventata dicendo che avrebbe potuto perdere suo figlio. 

Per questo motivo, a processo, aveva dichiarato di aver partecipato ad un esbat insieme a Damien, una cerimonia satanica che comprendeva, tra altri rituali, il sacrificio di animali. Confessa di aver mentito per paura che potessero arrivare ad accusare lei. 

Nel corso dell’udienza della Rule 37, Vicky Hutcheson aveva affermato che ai tempi del processo era sotto valium e prozac e la cosa era nota anche agli investigatori. Tuttavia aveva testimoniato solo al processo di Miskelley e non a quello di Echols e Baldwin. Ed è strano che proprio una testimone chiave come lei non sia stata chiamata anche al secondo processo, quello più importante. Fonte: https://proclaimjustice.org/blog/liars-for-hire-how-prosecutors-threats-and-rewards-lead-to-jailhouse-snitches/

Testimonia anche Sally Ware, l’insegnante di Jason, la quale conferma che il ragazzo era sempre a scuola ed era uno studente cordiale ed intelligente; a quel tempo la sua storia criminale comprendeva il furto di un sacchetto di caramelle e il lancio di pietre contro auto abbandonate in un campo.

Poi interviene Jennifer Bearden, un’amica di Damien, che conferma di aver parlato al telefono con lui il 5 maggio del 1993 per tre volte, una di queste proprio nella fascia oraria in cui gli esperti hanno sempre collocato l’uccisione dei tre bambini.


I segreti della famiglia Hobbs

Ad un certo punto dell’udienza ‘Rule 37’ Pam Hobbs si avvicina a Jason e gli sussurra nelle orecchie che si augura lui possa avere un nuovo processo. All’udienza è venuta accompagnata dalla sorella che indossa la t-shirt ‘Free the West Memphis Three’.

All’inizio Pam odiava i tre ragazzi e al processo originale aveva sempre detto che avrebbe voluto ucciderli personalmente.

Tuttavia, molto prima che il DNA collegasse il suo ex marito all’omicidio, lei aveva già iniziato ad avere dei sospetti su Terry Hobbs. Al banco dei testimoni racconta che il marito, pochi mesi prima dell’omicidio, aveva dato a Stevie un coltellino. Quando il bambino era scomparso lei aveva informato la Polizia che il piccolo aveva con lui questo oggetto che però non fu mai trovato. 

Quando nel 2003 la sorella di Pam, facendo le pulizie, trova proprio quel coltellino nel cassetto del comodino di Terry, Pam inizia a diventare seriamente sospettosa.

Nel 1993 Terry Hobbs lavorava come rivenditore di gelati. Quando era tornato a casa quel giorno Pam stava cucinando e, rispondendo ad alcune sue domande, le aveva detto di non aver ancora visto Stevie quel pomeriggio. Aveva riferito alla Polizia che aveva iniziato a cercarlo verso le 16.30 e che poco dopo era arrivata a casa loro Dana Moore, madre di Michael Moore, per cercare suo di figlio; a loro si sarebbe aggiunto, poco dopo, John Mark Byers. I tre si sarebbero avventurati nel vicinato alla ricerca dei figli, ma ad un certo punto Terry avrebbe proseguito da solo insieme a David Jacoby.

C’è solo un problema: sia Dana, sia John, interrogati, smentiscono la versione di Terry dicendo che quel giorno non si erano mai incontrati, o almeno non in quell’orario e non in quel modo.

In realtà nessuno sa dove Terry sia stato veramente quel giorno, tra le 17.30 e le 21, prima di andare a prendere Pam al lavoro.

Anche se aveva dichiarato di non aver visto Stevie quel pomeriggio, molti vicini dicono che in realtà non è andata così; una vicina di casa, in particolare, ricorda di aver visto Terry, verso le 18.30, ammonire i tre ragazzini di tornare a casa presto, proprio nelle vicinanze della casa degli Hobbs.

Inoltre la sorella di Pam riferisce che quella notte Hobbs l’aveva passata attaccato alle lavatrici a fare il bucato.

A molti, inoltre, non passa inosservato il fatto che Terry in passato avesse lavorato al macello della contea e proprio lì aveva imparato a fare gli stessi nodi con cui sono stati ritrovati i bambini.

Terry raccoglieva degli appunti scritti di suo pugno in merito al caso, tenendo una traccia cronologica degli eventi legati all’omicidio e alle analisi in corso; nelle note di Hobbs il figliastro Stevie non viene mai chiamato per nome, ma solo come ‘the boy’. Recentemente ha scritto in un libro la sua personale versione dei fatti. Hobbs, come gran parte dei genitori coinvolti in questa vicenda, sia delle vittime, sia dei presunti carnefici, faceva abuso di alcool, fumo, cocaina e metanfetamina, stilema perfetto del poor white trash. Fonte: https://www.kait8.com/2019/06/12/new-book-gives-new-perspective-west-memphis-three-murders/

Quello di Pam e di Terry è stato un matrimonio caratterizzato dalla droga e dalla violenza. Terry aveva picchiato più volte Stevie con la cintura lasciando delle ferite e dei segni sul corpo: “era come se lo odiasse” dice Pam, mentre aveva atteggiamenti molto più amorevoli verso sua figlia biologica Amanda, sorella minore di Steve.

La sorella di Pam sostiene che Terry, in realtà, abbia abusato di Amanda sin dalla tenera età come la stessa bambina, poi, avrebbe confessato alla zia; tuttavia non è mai stato indagato per abuso sessuale (nonostante Amanda oggi sia una ragazza disturbata che, nonostante la giovane età, è entrata ed uscita di prigione numerose volte).

Terry aveva lasciato Pam per un’altra donna solo qualche settimana dopo l’omicidio. Sebbene si fosse immediatamente trasferito dalla donna, spesso ritornava a casa da Pam: la loro relazione turbolenta è proseguita, clandestinamente e con alti e bassi, per molti anni.

Terry aveva attaccato Pam fisicamente almeno due volte. Quando, in una di queste occasioni, il fratello di Pam era accorso in sua difesa, Terry gli aveva sparato portandolo alla morte, qualche giorno dopo, per embolia polmonare.

Pam e Terry Hobbs ai tempi del primo processo, 1994. Nei tre decenni che sono seguiti a quel giorno, molte cose sono cambiate, soprattutto all’interno della loro relazione, che hanno messo a dura prova la fiducia reciproca. Nonostante questo, ancora oggi, sono in contatto. Fonte: http://www.finalgirl.com.br/2020/06/especial-west-memphis-three-capitulo-2.html

E’ interessante che Terry Hobbs non sia mai stato interrogato:  i sostenitori dei WM3 hanno speso molti anni a sospettare di John Mark Byers, mentre nessuno aveva mai fatto caso a Terry Hobbs. Fino alla scoperta del DNA. 

Ora le attenzioni sono tutte rivolte verso di lui.

Nel 2012 tre uomini hanno firmato una dichiarazione nella quale affermano che il nipote di Hobbs, Michael Hobbs, loro coetaneo e loro amico, aveva confidato loro che lo zio aveva ucciso dei bambini nel 1993. Michael si riferiva a questa vicenda come ‘the Hobbs family secret’.

Nonostante queste dichiarazioni scritte siano state consegnate al prosecutor Scott Ellington, alla fine non se n’è fatto nulla.

Anche John Mark Byers inizia a sospettare di Terry. John, in occasione di una conversazione privata, aveva provato a provocare Terry dicendo: “potrebbero non essere stati i tre di West Memphis ad uccidere i nostri figli” e Terry aveva risposto; “ sì potrebbe essere stato un guidatore ubriaco, ma non un mostro” risposta che fece infuriare Byers per il livello di empatia che Hobbs sembrava riservare al colpevole. Nonostante i sospetti su Terry iniziano a crescere, la questione, in occasione della Rule 37, non destabilizza il giudice Burnett.

dal libro ‘Life after Death’ di Damien Echols

“…Nell’estate del 2010 si tenne un incontro a Little Rock, al Robinson Center, a cui parteciparono Lorri, Eddie Vedder, Natalie Maines e doveva arrivare anche Johnny Depp.
Il 30 settembre il caso andò presso la corte suprema dell’Arkansas. Il caso fu semplice. I prosecutor ammisero che nuove prove di DNA erano disponibili e avrebbero potuto causare dubbi nella giuria. Si arriva alla conclusione che non c’era traccia di DNA  sulla scena del crimine e che le uniche prove erano due capelli e un DNA sconosciuto trovato sul pene di Steve Branch.
Ma l’assenza di prove non determina l’innocenza. Il giudice disse che nessuna delle nuove prove dimostrava l’innocenza e che quindi non c’era motivo di aprire un nuovo processo. Ci fu un’accesa discussione tra assistant attorney general David Raupp e Dennis Riordan. Due giurie e la Corte Suprema dell’ Arkansas avevano respinto le richieste…”

Il giudice non ha mai cambiato idea e sostiene che il primo processo è stato giusto. 

Burnett non concede a nessuno dei tre ragazzi un nuovo procedimento.

L’udienza si conclude con un nulla di fatto, ma non la storia dei WM3.

Il film ‘Devil’s Knot‘ racconta la storia dei West Memphis Three basandosi sul libro di Mara Leveritt.
West of Memphis‘ diretto da Amy Berg, è prodotto, tra altri, da Damien Echols e Lorri Davis
The forgotten West Memphis Three‘ si basa sul podcast ‘Truth and Justice’ e porta alla luce nuove teorie frutto di analisi più approfondite sui reperti conservati nel Dipartimento di Polizia di West Memphis.

Fonti:

  • Mara Leveritt: ‘Devil’s Knot’
  • Damien Echols: ‘Il Buio dietro di me’
  • George Jared: ‘Witches in West Memphis
  • Damien Echols and Lorri Davis: ‘Yours for Eternity’
  • Damien Echols: ‘Almost Home
  • Joe Berlinger e Bruce Sinofsky: ‘Paradise Lost Trilogy
  • Amy Berg: ‘West of Memphis
  • Documentario Sky: ‘The forgotten West Memphis Three