WEST MEMPHIS THREE

Parte 8 – Il secondo processo: Damien Echols e Jason Baldwin

Qualche settimana dopo quello a Jessie Misskelley Jr., nel febbraio del 1994 inizia il processo a Damien Echols e Jason Baldwin a Jonesboro, presso la Craighead County Courthouse.

Tra prove circostanziali, insinuazioni, depistaggi e false testimonianze il destino di entrambi gli imputati sembra sia già stato deciso a priori.


Indice:

  • Il Processo
  • La tesi accusatoria
  • Ron Lax, l’investigatore privato

Il Processo

A febbraio, nell’inverno del 1994, il processo a Damien Echols e Jason Baldwin viene celebrato insieme nella Craighead County Courthouse.

dal libro ‘Life after Death’ di Damien Echols

“…Niente sa farmi piangere di nostalgia e crepacuore come l’inverno“.

Qui, nonostante il livello di educazione sia maggiore rispetto alla rurale Clay County (Jonesboro, capoluogo di contea, ospita la Arkansas State University), siamo in uno dei posti più conservatori dello Stato; Jonesboro conta numerose e potenti Chiese di cui la maggior parte ospita congregazioni di fondamentalisti cristiani.

In sede processuale la confessione di Misskelley non può essere usata.

Jessie non vuole salire sul banco dei testimoni perciò la sua deposizione diventa una prova inammissibile perchè usarla avrebbe negato agli imputati il diritto, garantito dal Sesto Emendamento, di confrontarsi con il proprio accusatore (qui la trascrizione della confessione)

A Jessie era stata offerta, per ben due volte, una riduzione della pena (questo aspetto processuale sarà noto a Damien e Jason solo anni dopo). Nonostante i dettagli dell’accordo non siano mai stati divulgati, il suo avvocato aveva definito la decisione del suo assistito “la più difficile che abbia mai preso”, una dichiarazione da cui si deduce che testimoniando, Misskelley, avrebbe visto ridotta la sua condanna in modo significativo.

L’audio della confessione di Miskelley. Ogni cosa che dice non è altro che la ripetizione di ciò che gli investigatori gli stanno suggerendo di dire.

Il giudice è David Burnett, un ex poliziotto che da sempre si definisce scettico nei confronti delle testimonianze in campo psicologico. 

Il procuratore (che negli Stati Uniti è una carica elettiva) è John Fogleman, affiancato da Brent Davis.

La giuria, che nei processi penali è formata da dodici persone, è composta da: un’infermiera, tre casalinghe, un appaltatore di case, tre operai, un pilota, un libraio, un manutentore di autostrade e un uomo d’affari.

Nella fase istruttoria gli avvocati difensori, a causa dell’ambiente ostile della comunità, chiedono di trasferire il processo in un’altra contea (una richiesta non rara: venne avanzata, per esempio, anche nel caso di Emmett Till, o, in tempi più recenti, nel caso di Rodney King): come poteva la giuria non essere influenzata dal clamore mediatico e dal pregiudizio? Non poteva, tuttavia il giudice rifiuta la richiesta.

Chiedono inoltre di poter interrogare, sotto giuramento, gli agenti Gitchell, Ridge e Allen per sapere cosa li aveva portati ad indagare, in modo particolare, su questi tre ragazzi. Ma il giudice è irremovibile e decide che non ci saranno interrogatori sotto giuramento prima del procedimento.

Già all’inizio dell’iter processuale arriva il giorno, definito da un giornalista, “di sviluppi sorprendenti“: dopo essersi consultati con Damien e Jason, gli avvocati dicono al giudice che gli imputati hanno deciso per l’istanza ‘tutto o niente’. La giuria, cioè, può decidere solo se condannare alla pena più severa o all’estraneità totale ai fatti. 

Nessuna pena intermedia. 

Ma il giudice non approva.


Entrando a Jonesboro dove ha avuto luogo il primo processo a Damien Echols e Jason Baldwin.

Foto scattata a Jonesboro, estate 2022.
La Craighead County Sheriffs Department and Detenton Center, molto vicino alla Craighead County Courthouse dove Damien era detenuto nei giorni del primo processo. Foto scattata a Jonesboro, estate 2022.
La Craighead County Sheriffs Department and Detenton Center, molto vicino alla Craighead County Courthouse dove Damien era detenuto nei giorni del primo processo. Video girato a Jonesboro, estate 2022.
La Craighead County Courthouse non lontana dal Craighead County Detention Center. Fonte: http://www.courthouses.co/us-states/states-a-g/arkansas/craighead-county/ used by permission of John Deacon.
Historical Marker davanti alla Craighead County Courthouse. Fonte: http://www.courthouses.co/us-states/states-a-g/arkansas/craighead-county/ used by permission of John Deacon.
Il registro della Craighead County Courthouse. Fonte: http://www.courthouses.co/us-states/states-a-g/arkansas/craighead-county/ used by permission of John Deacon.

La tesi accusatoria:

prove circostanziali e false testimonianze

L’enfasi sull’occulto, nella rappresentazione distorta della verità da parte dell’accusa, fa pensare ben presto che il castello accusatorio sia basato su una triangolazione ridicolmente illogica:

Echols e Baldwin erano interessati all’occulto;

gli omicidi erano parte di un rito satanico;

Echols e Baldwin avevano commesso gli omicidi .

Unendo il crimine alla parola occulto e collegando poi Damien e Jason a quella parola, la pubblica accusa li collega indirettamente al crimine.

Con estrema facilità, e in modo del tutto inconsistente, viene superato l’enorme ostacolo della mancanza totale di prove.

Dal momento che Damien era un realmente interessato all’occulto, i procuratori proseguirono nel loro intento di insinuare che gli omicidi fossero collegati a questo filone introducendo come prova elementi quali gli interessi musicali, letterari e artistici di Echols, nonché il suo modo di vestire. Vennero lettere in aula parti del suo diario in cui aveva ricopiato versi del Macbeth di Shakespeare, riferimenti ad Aleister Crowley e testi di ‘And Justice for All’ dei Metallica che parlavano, come sostenne lui al processo, di “quanto è distorto il sistema giudiziario”. Foto:https://theunredacted.com/the-west-memphis-three-a-deal-with-the-devil/

dal libro ‘Witches in West Memphis’ di George Jared

“…quando nel giugno del 2005, domandai a Echols come si fosse sentito quando Fogleman aveva usato la sua poesia come prova contro di lui, mi disse che al momento era più sconvolto dalla pubblica esposizione dei suoi pensieri e sentimenti più privati che dalla possibilità di essere condannato a morte. Dapprima la sua risposta mi sorprese, ma poi ricordai che all’epoca della condanna era ancora un adolescente, e che a quell’età la paura di essere messi in imbarazzo supera virtualmente ogni altra, persino quella della morte…che i suoi pensieri e i suoi sentimenti più intimi venissero rivelati al mondo intero lo turbò così tanto che per più di tre anni non scrisse una parola – e stiamo parlando di una persona che, fino al momento dell’arresto, aveva riempito diversi quaderni di poesie e annotazioni”.
  • Michael Carson
Foto: https://wm3.fandom.com/wiki/Michael_Carson

Dall’accusa viene chiamato a testimoniare Michael Carson, l’ex compagno di cella di Jason Baldwin (quando Jason era in carcerazione preventiva). Sotto giuramento Carson afferma che Baldwin gli ha confessato di aver evirato Christopher e di aver giocato con i suoi testicoli. I giurati danno credito alla sua testimonianza noncuranti del fatto che sia un drogato e che molto probabilmente ha stipulato un accordo con la Polizia in cambio della sua deposizione (cosa che ammetterà anni dopo la chiusura del processo).

  • Il coltello

A John Fogleman viene l’idea di far ritrovare il coltello di cui aveva parlato Misskelley nella sua confessione. Organizza la messa in scena con dei sub professionisti della Arkansas State Police che il 17 Novembre 1993, come in un copione, emergono dalle acque del Lakeshore Lake, il lago all’interno del Trailer Park dove vivono Echols e Baldwin, con un coltello esattamente uguale al tipo di coltello che Deanna Holcomb aveva detto di aver visto in possesso di Damien (un’autentica contaminazione di prove come avvenne, per esempio, nel caso di Steven Avery ‘Making a Murderer’). Lo trovarono proprio dietro la casa di Jason. Con questa mossa ‘sensazionale’, Fogleman porta alla polizia una prova che diventerà il cuore del caso. Inoltre, delle fibre di tessuto ritrovate sui corpi dei bambini combaciano con delle fibre di tessuto trovate su delle t-shirt di Jason. (Oggi l’FBI non considera più questa prova rilevante, ma ai tempi si!). Foto:https://thewm3revelations.wordpress.com/2013/09/10/the-lake-knife/

  • Dale W. Griffis

Dale W. Griffis, un esperto di culti satanici, dice di essere stato contattato da Jerry Driver, in virtù della sua conoscenza sui temi dell’occulto, molto prima che questi omicidi avvenissero. Griffis testimonia che il numero ‘3’, l’età dei ragazzi e la data in cui è avvenuto l’omicidio, indicano che si tratta di un crimine legato alla sfera satanica. Il Giudice Burnett gli permette di testimoniare come esperto nonostante non abbia una laurea in materia, ma un banale diploma per corrispondenza presso la Columbia Pacific University senza aver frequentato una sola lezione (la Columbia Pacific University è una “fabbrica di diplomi” che nel 2000 lo Stato della California costringerà a chiudere per frode ). Foto:https://shakedowntitle.com/cases/west-memphis-3/

  • Due schoolmate di Damien

Due adolescenti forniscono la testimonianza più crudele. Il giorno dopo l’omicidio la quattordicenne Jodie Medford e la undicenne Christy VanVickle mentre sono ad una partita di softball in West Memphis affermano di aver sentito Echols raccontare a un gruppo di coetanei di aver ucciso i tre ragazzini e di avere in mente di ucciderne altri due. Vengono considerate le fonti più autentiche dalla giuria.

  • John Mark Byers

Emergono intanto rapporti ambigui tra la Polizia e John Mark Byers, patrigno del piccolo Christopher Byers. Tra tutti i genitori John Mark Byers è quello che ha più voglia di esporsi. Occupa una posizione insolita nella comunità di West Memphis: da un lato traffica tra vari banchi di pegni, gioiellerie e spacciatori di droga, dall’altro è amico di alcuni agenti di Polizia ed è informatore per la Task Force anti droga della Crittenden County. Altri misteri riguardano la sua fedina penale. Nel 1992 viene assolto proprio dal giudice Burnett in merito all’aggressione e alla minaccia di morte ai danni della sua ex moglie. Byers inavvertitamente, a processo, afferma che Fogleman aveva promesso ai padri delle vittime che avrebbe trovato i colpevoli e chiesto per loro la pena di morte, a prescindere da che età avessero. Ma questo dialogo era avvenuto il 19 Maggio, due settimane dopo l’omicidio e due settimane prima della confessione di Jessie Misskelley quindi: perchè questo riferimento alla giovane età?

dal libro ‘Life after Death’ di Damien Echols

“…Per loro, convincere dodici persone a votare la mia esecuzione capitale era soltanto una giornata di lavoro come tutte le altre. Ogniqualvolta si producevano prove che avrebbero potuto aiutarmi, la giuria veniva scortata fuori dall’aula affinchè non ascoltasse. Si scoprì che John Mark Byers, il patrigno di uno dei bambini uccisi, possedeva un coltello su cui c’erano tracce di un sangue che corrispondeva ad almeno una delle vittime. Ai miei avvocati non fu permesso di domandargli direttamente: “Ha ucciso lei quei bambini?” in presenza della giuria. Perché? Perché, dissero ai miei difensori, non era lui a essere sotto processo, ma io. Il fatto è che non si trattava di un vero processo. Assomigliava più a una formalità da espletare prima del verdetto di colpevolezza”.

Foto: anche John Mark Byers ha scritto un libro in cui racconta la sua versione della vicenda criminale.
  • Gary Gitchell

Al banco degli imputati Scott Davidson, avvocato di Damien, interroga Gary Gitchell ed emerge che non esistono video degli interrogatori fatti a Damien (anche se in verità si verrà a scoprire in seguito che esistevano); emerge inoltre che sono andati persi i campioni di sangue presi al ristorante Bojangles, così come i nastri di registrazione che avrebbero dovuto trascrivere dagli incontri con Vicky Hutcheson. Il giudice Burnett commenta quanto sopra lamentando: “Signor Davidson vuole arrivare a qualcosa di rilevante?

  • Robert Hicks

L’avvocato di Damien porta al banco come ultimo testimone Robert Hicks, un addestratore di Polizia del Commonwealth of Virginia che racconta come già durante gli anni ‘80 molte agenzie legislative avevano iniziato ad interessarsi al vasto tema dei crimini satanici, crimini dell’occulto e omicidi legati a culti religiosi. Dal momento che il suo lavoro è quello di osservare i trend di indagine nelle agenzie legislative, inizia a frequentare seminari su questa materia. Le competenze acquisite lo portano a sospettare che alcune delle prove presentate non siano abbastanza accurate.

Un giornalista scriverà: ”i procuratori hanno provato che l’omicidio è avvenuto e come sono morte le vittime. Hanno provato il fatto e il come, ma non il chi, il perché, il dove e nemmeno il quando. E il chi, perché, dove e quando sono supposizioni, dicerie, chiacchiere e cattivo intrattenimento di Corte. Non sono stati discussi i motivi, il tempo della morte e nessun singolo brandello di evidenza tangibile collega gli imputati al crimine”. Foto:https://knockdown.center/event/satanic-panic/


Ron Lax, l’investigatore privato

Ron Lax è un investigatore privato di Memphis la cui compagnia ‘Inquisitor Inc.’, con uffici a Memphis e Nashville, si occupa principalmente di casi di frode finanziaria. In alcune occasioni gli è stato chiesto aiuto in casi di pena capitale; nonostante sia a favore di questa, mano a mano che affronta casi di condanna a morte si accorge che troppo spesso a finire nel death row sono persone innocenti. Da sostenitore diventa oppositore della pena capitale e, dal momento che la sua compagnia è cresciuta notevolmente, decide di dedicarsi personalmente ad alcuni casi di condanna a morte. Nel 1993 sceglie quello dei West Memphis Three (il film ‘Devil’s Knot‘ racconta la storia dei West Memphis Three attraverso la figura di Ron Lax e della sua assistente Gloria Shettles). Lax chiede al Detective Bray su che base abbia stilato una lista che comprendeva otto nomi di possibili sospettati tra cui quelli di Damien, Jason, Jessie e Domini.

Bray non dà una risposta specifica, ma fa solo riferimento a delle voci che circolavano da tempo all’interno della comunità. Aggiunge che l’ha compilata confrontandosi con Driver e che tutti e due sono nel campo da tempo e per la tipologia di omicidio sanno entrambi riconoscere chi, tra quei nomi, è responsabile. 

Lax viene poi contattato da Vicky Hutcheson la quale gli confessa che alcune parti dell’indagine la disturbano. Dice che non ha mai ricevuto i soldi della ricompensa e che suo figlio è stato interrogato senza che lei fosse presente e che aveva intenzione di denunciare la città per questo visto che da quel momento, Aaron, ha sviluppato severi disturbi mentali. Ma questa non è la sua unica preoccupazione. Dice che non ha mai dato il consenso affinché installassero degli apparecchi di registrazione nel suo trailer e che quindi Gitchell aveva mentito quando al banco aveva detto che c’erano dei nastri delle conversazioni tra lei e Damien. Lax le ricorda però che anche lei ha dato delle informazioni contraddittorie, per esempio che Damien l’aveva accompagnata all’esbat guidando la sua Ford rossa, ma lui non aveva mai preso la patente e non possedeva alcuna macchina. Lei risponde: “Beh, forse quello l’ho sognato”.

Fonti:

  • Mara Leveritt: ‘Devil’s Knot’
  • Damien Echols: ‘Il Buio dietro di me’
  • George Jared: ‘Witches in West Memphis
  • Damien Echols and Lorri Davis: ‘Yours for Eternity’
  • Damien Echols: ‘Almost Home
  • Joe Berlinger e Bruce Sinofsky: ‘Paradise Lost Trilogy
  • Amy Berg: ‘West of Memphis
  • Documentario Sky: ‘The forgotten West Memphis Three
  • Foto di Damien Echols a processo: https://www.famous-trials.com/westmemphis/2287-home