WEST MEMPHIS THREE

PARTE 12 – CHI SONO DAMIEN, JASON E JESSIE

Damien Echols, Jason Baldwin e Jessie Misskelley sono tre giovani adolescenti di una delle contee più povere dell’Arkansas.

Queste sono le loro vite, fino al 1993, prima che vengano congelate da due sentenze di condanna all’ergastolo e una di condanna a morte.


Indice:

  • Damien Echols
  • Jason Baldwin
  • Jessie Misskelley

Damien Echols

Damien è un ragazzo povero di West Memphis.

Anzi: poverissimo.

La povertà tormenta Damien durante il corso di tutta la sua vita. Da adolescente è convinto che le persone abbienti siano quelle che possono permettersi di mangiare da Mc Donald’s; altri tipi di ristorante sono un concetto a lui estraneo. Questa è una considerazione che verrà molte volte alla luce durante le numerose interviste in carcere.

dal libro ‘Life after Death’ di Damien Echols

(siamo nei primi anni ‘80 quando faceva la seconda elementare)”… quell’anno fu uno dei più poveri mai affrontati dalla mia famiglia; più di una volta ricevemmo regali da organizzazioni di quel tipo (Shriners). Di solito si trattava dell’Esercito della Salvezza. Mio padre si vergognava molto di dover accettare la carità altrui. Questa è una cosa che viene inculcata a forza nelle teste dei maschi americani del Sud fin da quando cominciano a parlare: mai prendere niente che non ti sei guadagnato da solo. Adesso so che era perchè un uomo che accettava la carità non veniva visto come degno. Ogni uomo con due braccia e due gambe abili al lavoro che mettesse la firma sui moduli per gli aiuti dell’assistenza sociale non era considerato molto diverso da un ladro, da un bugiardo o da uno stupratore. Alla fine, penso che quello fu uno dei motivi per cui il matrimonio dei miei genitori fallì. Lo stress della povertà.

dal libro ‘Life after Death’ di Damien Echols

“…a guardarla veniva da pensare che strutture simili fungessero da abitazione soltanto nei paesi del terzo mondo…Alla fine ci dissero che dovevamo andarcene e la baracca venne demolita. La periferia intorno a Marion si stava allagando e chi viveva in case da duecentocinquantamila dollari non voleva che una catapecchia con il tetto di lamiera in cima a una collina brulla deturpasse il panorama. Una roba come quella tende ad abbassare il valore delle proprietà immobiliari.
… Anni più tardi lessi un libro di Nick Cave “E l’asina vide l’angelo”. Mi colpì: Cave arrivava molto vicino a descrivere la sensazione di come fosse vivere in quella baracca solitaria. Nessuno degli scrittori del Sud più conosciuti, come Carson McCullers o Flannery O’Connor, ci è mai riuscito, per me. Magari sono stati testimoni della vita in quei posti, è possibile, ma è come se non ci avessero mai vissuto davvero. Nick Cave ci va vicinissimo però. Più di chiunque altro”.

I suoi genitori non hanno un’educazione scolastica e lui stesso ha interrotto gli studi al primo anno di scuola superiore. E’ una famiglia senza futuro.

In questa scuola Damien incontra e si innamora di Deanna Holcomb, il suo primo amore. Video girato a Marion, Arkansas. Estate 2022.

dal libro ‘Life after Death’ di Damien Echols

“…Molti eventi significativi e riti di passaggio ebbero luogo nel tempo in cui mi aggirai per i corridoi di questo ripugnante esempio del nostro sistema educativo. Dire che era una scuola di campagna è dir poco: probabilmente c’erano soltanto un migliaio di studenti nell’intero complesso scolastico. Lì bevvi birra per la prima volta e scoprì la pornografia, cominciai ad usare lo skateboard e conobbi Jason Baldwin…la birra e la pornografia furono gentili omaggi del mio fratellastro Keith Echols. Allora lo tenevo in grandissima considerazione, ma da quando mi hanno imprigionato non l’ho più visto e non ho più avuto sue notizie …Al primo anno feci amicizia con Kevin, un ragazzo un po’ ritardato e molto bizzarro.
Credo che il motivo per cui non tentai mai di farmi altri amici fosse che non potevo competere. Eravamo poverissimi. Con Kevin, invece, non dovevo competere”.
La Marion High School, frequentata da Damien nei primi anni ’90, si trova a metà strada tra Marion e West Memphis. In questa scuola incontra e diventa amico di Jason Baldwin. Foto scattata a Marion, Arkansas. Estate 2022.

dal libro ‘Life after Death’ di Damien Echols

“…quella sera faceva così freddo che ogni cosa sembrava limpida come cristallo, magica e un po’ spaventosa. Il mondo, all’improvviso, pareva immenso. Ricordo ogni dettaglio perché quella fu la prima volta in cui disobbedii agli ordini in modo così totale e consapevole. Eravamo liberi (Damien e Jason) di fare tutto quello che volevamo, senza l’interferenza o la supervisione degli adulti. Si era spalancato un mondo nuovo. Quella sensazione di avventura e di libertà assoluta era stupefacente.…qualche tempo dopo vidi il film ‘Stand by me – Ricordi di un’estate‘ e fui soffocato dalla nostalgia. Mi aveva fatto venire in mente noi tre quella volta.…nel corso degli anni io e Jason diventammo come fratelli perché sapevamo che nessun altro avrebbe badato a noi. Condividevamo tutto ciò che possedevamo: cibo, vestiti, soldi…qualsiasi cosa. Se uno dei due aveva qualcosa, ce l’avevamo entrambi. E non c’era bisogno di dirlo…la prima volta che incontrai Jessie Misskelley fu per puro caso. Un giorno, dopo la scuola, bussai alla porta di Jason e Gail venne ad aprirmi. Prima ancora che avessi il tempo di chiederglielo, mi disse: “Jason non c’è, è a casa di Jessie Misskelley”. Lo chiamò con il suo nome completo, Jessie Misskelley, e in seguito scoprì che lo facevano tutti. Và a sapere perché…In testa portava un berretto da baseball: lo stemma sul davanti era composto da una bandiera confederata e da un teschio ghignante, tipica roba da camionisti…stavano per trasferirsi in un altro campo roulotte, lo Highland

dal libro ‘Life after Death’ di Damien Echols

“La Marion High School aveva il novantacinque per cento del suo bacino studentesco nei quartieri abitati dalle classi medie e medio-alte.…Quell’anno iniziai una amicizia intensa ed improbabile con un certo Brian…faceva parte di un gruppo di christian rock e quello era l’unico genere di musica che ascoltava. Ero oltraggiato e disgustato: come poteva esistere una cosa del genere? Come osavano inquinare la santità del rock ‘n’roll? Brian disse di averne una grande collezione di questi dischi…la sua religione mi sembrava virale, con l’unico scopo di reclutare seguaci. Era tutta basata sul “salvare”: una volta che avevi “salvato” qualcuno, ti dedicavi a “salvare “qualcun altro…mi ero fatto crescere i capelli che erano lunghi ed arruffati come quelli del personaggio interpretato da Johnny Depp nel film ‘Edward mani di forbice‘, smisi completamente di andare sullo skateboard e diventai quello che ora le persone chiamano goth, anche se non avevo mai sentito quel termine e non c’erano goth nella nostra scuola. Lo facevo solo perché mi piaceva esteticamente. Oltre agli Slayer, ai Testament e ai Metallica, i miei gusti musicali si allargarono fino a includere gruppi come i Danzig, i Misfits, Siouxsie and the Banshees e i Depeche Mode”

Nella sua breve adolescenza entra ed esce da strutture di salute mentale, principalmente per problemi di depressione, sia in Arkansas, sia in Oregon, dove per un po’ ha vissuto con il padre biologico. Dopo la sua ultima ospedalizzazione viene dichiarato mentalmente disabile dalla Social Security Administration che gli riconoscerà un sussidio sanitario mensile di 289$ (interrotto, poi, al momento dell’arresto).

dal libro ‘Life after Death’ di Damien Echols

“…le prime due settimane nel braccio della morte le passai dormendo e vomitando. Soffrivo di una forma particolarmente acuta di astinenza dagli antidepressivi che avevo preso per tre anni. Il sistema carcerario spende il minimo indispensabile per le cure mediche ai detenuti, quindi, era del tutto fuori discussione che mi pagassero un bene di lusso come gli antidepressivi. Invece di farmi smettere poco, a poco come avrebbero dovuto, mi obbligarono ad andare in crisi di astinenza. Facevo fatica a dormire e non riuscivo a tenere niente nello stomaco. Anche se al momento fu una vera e propria tortura, con il senno di poi fu un bene: quando il mio corpo si fu liberato di quelle sostanze, mi sentii meglio fisicamente e con le idee più chiare. Persi anche tutto il peso che avevo messo su nella prigione della Contea. Non si riesce a fare molto esercizio quando si è chiusi in gabbia e così, quando iniziò il processo, era ingrassato di quasi trenta chili. Persi quei trenta chili e anche di più. A un certo punto arrivai a pesarne soltanto cinquantadue”.

Il giorno in cui sono morti i bambini non è stato un giorno memorabile per Damien.

Non ha nulla di preciso da ricordare, è stato un giorno come un altro: insieme a Jason è andato a tagliare l’erba dallo zio di quest’ultimo (zio che, tuttavia, nelle testimonianze non dirà mai che c’era anche Damien quel pomeriggio insieme al nipote).

Damien nel Trailer Park in cui viveva. Fonte: https://www.jivepuppi.com/damien_echols_4.html
Damien adolescente a West Memphis. Fonte: https://www.jivepuppi.com/damien_echols_4.html

Metallica ‘Sanitarium’

Welcome to where time stands still
No one leaves and no one will
Moon is full, never seems to change
Just labelled mentally deranged
Dream the same thing every night
I see our freedom in my sight
No locked doors, no windows barred
No things to make my brain seem scarred
Sleep my friend, and you will see
The dream is my reality
They keep me locked up in this cage
Can’t they see it’s why my brain says rage?
Sanitarium
Leave me be
Sanitarium
Just leave me alone

Il giorno successivo la Polizia bussa alla sua porta.

Damien, sin dai primi interrogatori, sempre più frequenti e pressanti, capisce di essere il primo sospettato dell’assassinio dei tre bambini di Robin Hood Hills.

La sera del 3 giugno 1993, un mese dopo gli omicidi, Damien e Jason, insieme ad altre due ragazze tra cui Michelle, la sorella di Damien, stanno guardando l’horror movie ‘Leprechaun’ quando la Polizia butta giù la porta di ingresso del loro trailer. Damien e Jason, spaventati, si nascondono in una stanza pensando, inizialmente, sia solo uno scherzo. I raid notturni della Polizia sono rari in Arkansas, ma questo caso, ancora una volta, è una eccezione alla regola. Vengono portati in prigione e gli avvisi di garanzia vengono emessi quella sera stessa.

dal libro ‘Life after Death’ di Damien Echols

“…Guardavo sempre film dell’orrore. Da bambino mi ricordo che mi svegliavo la notte per guardarne uno insieme a mio padre. Li guardo ancora e leggo romanzi dell’orrore perchè sanno di casa. Si potrebbe chiamare nostalgia”.

Arrivato alla stazione di Polizia di West Memphis a Damien, stando ai suoi ricordi, sembrò di essere di essere stato catapultato in una realtà parallela.

Gli viene detto che Jessie Misskelley ha confessato di aver preso parte all’uccisione dei tre bambini come complice del progetto criminale di Echols. Il giorno successivo, quest’ultimo, viene ufficialmente imputato per omicidio.

I suoi avvocati chiedono al giudice di leggere la confessione di Misskelley in aula, ma il giudice rifiuta.

Tuttavia a Damien verrà poi data una copia cartacea della confessione: stenterà a credere a ciò che è scritto.

Jessie e Damien non sono nemmeno amici, si conoscono appena. Senza la confessione non sarebbero mai finiti in quella situazione, ma Damien sosterrà sempre (ancora oggi) di non essersi mai arrabbiato con Jessie: aveva capito che tutti e tre erano stati presi in giro dalla Polizia.

Ai suoi avvocati, affidatigli d’ufficio, Damien racconta sin da subito che la sua famiglia è disperatamente povera e di tanto in tanto hanno vissuto in baracche. Ha poche parole gentili per i suoi genitori, soprattutto per la madre. 

Negli anni ‘90 vivevano a Lakeshore, uno dei quartieri più degradati della contea, classificato nel 10% più povero di tutta la Nazione. La sua fidanzata in quel periodo è Deanna Jane Holcomb e insieme a lei, qualche mese prima, è stato indagato per atti osceni.

La strada di accesso a Lakeshore, il Trailer Park dove, nel 1993 vivevano Damien e Jason. Foto scattata a West Memphis. Estate 2022.
L’ingresso a Lakeshore. Dietro i primi trailer si trova il lago in cui Fogleman fece ritrovare il coltello. Foto scattata a West Memphis. Estate 2022.

Per come la vede Driver, un agente di sorveglianza minorile, Damien è parte di un allarmante trend che si sta diffondendo nella contea, un trend che porta i teenagers ad avvicinarsi a Satana.

E’ il sospettato perfetto. La religione a cui aderisce, la Wicca, si contrappone a quella cristiana e conservatrice di West Memphis e anche Tommy Stacy, il pastore della Chiesa Battista, dice in un’ intervista che Damien gli aveva confessato di essere posseduto da Satana.

Quando inizia la scuola superiore è solito accompagnarsi ad un teschio di cane trovato per strada. In questo modo aveva capito che gli altri compagni, temendolo, evitavano di bullizzarlo. Scopre che essere preso in giro perché ‘un tipo strano’ (una cosa che lui aveva scelto) era meglio che essere preso in giro per cose che non poteva controllare.

Racconta di aver iniziato a vestirsi di nero quando Deanna gli aveva detto che quel colore gli stava bene. In breve tempo definisce nel dettaglio il suo look da vampiro: abiti neri, cipria bianca e occhiali da sole piccoli. Va in giro dicendo di bere sangue. Questo lo aiuta ad ottenere rispetto. Ma la comunità, suo malgrado, prende seriamente questi adolescenziali tentativi di autodeterminazione e si inizia a diffondere la voce che sia realmente un pericoloso adoratore di Satana.

Nei suoi diari personali, scandagliati in occasione del processo, cita spesso testi di canzone come ‘Comfortably Numb’ dei Pink Floyd e ‘Road to Nowhere’ di Ozzy Osbourne.

Quando viene arrestato, alla voce ‘segni particolari’ i detective scrivono ‘orecchini: due a sinistra, uno a destra’.

Damien fa fatica ad adattarsi alla prigione già quando è in custodia cautelare: è un luogo difficile e capisce che non può sopravvivere. Scrive le sue intenzioni suicide alla famiglia e alla sua nuova fidanzata, incinta, Domini:Dear Mom and Dad, just remember I’m a wiccan and I will be reincarnated. I promise I love you very much. Tell Domini I love her and to take care of my baby. You know I was innocent. I will find you even in spirit”.

Il 9 giugno 1993 alle 9 p.m. Damien tenta il suicidio per overdose di medicinali. Viene immediatamente portato in ospedale e sopravvive.

In occasione del processo un’atmosfera da circo permea l’aula di tribunale e i media si accaniscono in particolare nei confronti di Echols etichettandolo e consolidandone l’immagine di adoratore di Satana. Le famiglie dei ragazzi morti urlano e lanciano insulti. Damien non la prende bene e risponde alzando il dito medio (in futuro ammetterà che era stata una reazione infantile). Intanto sui giornali viene pubblicata una foto che ritrae Damien con uno sguardo demoniaco, pieno di rabbia: nessuno sa che, appena prima di quello scatto, è stato colpito con una pietra in testa dalla folla inferocita.

Val Price, l’avvocato difensore, nel presentare il suo assistito alla giuria dice: “Damien non è il tipico ragazzo americano. E’ un tipo strano. Non è come me o come voi. Questo vi influenzerà negativamente. Ma penso che vedrete anche che non c’è alcuna prova che abbia ucciso quei tre bambini”.

L’errore più grande del suo avvocato difensore è stato non confermare mai l’alibi di Damien, non chiamando mai alcun testimone al banco. Il suo alibi è rimasto confermabile solo fino alle 17.30.

Sarebbe stato importante sottolineare che ci sono circa sei miglia tra Lakeshore e Robin Hood Hills. Nessuno tra Damien, Jason e Jessie aveva la patente quindi come avrebbero potuto arrivare a West Memphis, uccidere i tre bambini, pulire la scena del crimine e ritornare in tempo per chiamare l’amica Jennifer Bearden al telefono?

Damien durante le indagini e durante tutto il processo mantiene sempre un atteggiamento arrogante.

A seguito di uno dei primi interrogatori, i detective scrivono nel rapporto: “Damien sente che il sesso lo annoia; si considera molto intelligente. Da grande vuole scrivere ‘scary books’ o poesie” (come infatti farà).

Indagano sulle letture di Damien ed emerge che ha preso in prestito dalla biblioteca statale della Crittenden County due libri:

“Magic” di Maurice Bouisson  e “Cotton Mather on Witchcraft” del ministero coloniale Cotton Mather.

Gloria Shettles, l’assistente di Ron Lax, capisce che questo atteggiamento da duro è in realtà una facciata:, come avrà modo di notare nei loro incontri, spesso gli tremano le mani o piange. Damien le confessa che: “se c’è un dio, prego perchè non mi faccia vivere un altro giorno”.

Nelle lettere che scrive a Shettles implora un dottore, ha paura per la sua salute mentale dentro al carcere: “I walk in shadow and light and I am cursed by both”.

Per sopravvivere alla disumanità della detenzione carceraria ricorre all’uso di antidepressivi come l’Imipramine.

(Anni dopo, quando in aula gli verrà chiesto come si è sentito negli ultimi anni, da quando è entrato in prigione accusato di omicidio, risponde: “In molti modi. A volte arrabbiato quando vedo cose alla TV. A volte triste. A volte spaventato”).

Durante il processo la giuria stila una lista di ‘pro’ e di ‘contro’ nei confronti di Damien. 

Nei ‘pro’ compaiono:

  • intelligente
  • maniaco depressivo
  • legato ad una storia
  • leale con la famiglia.

Ma i ‘contro’ prevalgono:

  • qualcosa da guadagnare
  • disonesto
  • manipolatore
  • strano
  • seguace di Satana
  • match di fibre
  • conosceva la scena del crimine
  • portava il coltello
  • manda baci ai genitori.

In sole due ore la giuria arriva al verdetto. In tutte le udienze precedenti Damien ha sempre indossato una camicia a maniche lunghe, ma quando i giudici emettono la sentenza definitiva si è cambiato. Indossa una t-shirt nera Harley Davidson che per una tragica ironia riporta la scritta: “Running Free”. Dopo il verdetto di colpevolezza e conseguente condanna a morte, viene descritto dallo psicologo come un ragazzo che soffre di un grave disturbo mentale caratterizzato da depressione e disturbo di personalità. E’ afflitto da un senso di alienazione ed è molto sensibile a cose come il tradimento, l’ipocrisia, le bugie, circostanze particolarmente dolorose per una sensibilità come la sua. Attribuisce questo disturbo di personalità ad un fallimento nei legami infantili.

Fogleman dice che l’ospedale psichiatrico gli aveva detto che Damien poteva potenzialmente essere un altro Charles Manson o Ted Bundy.

Dopo la sentenza Damien viene condotto direttamente nel braccio della morte, in una cella nell’unità di massima sicurezza vicino a Varner, Arkansas.

La Varner Unit è una prigione statale di massima sicurezza per uomini nel Dipartimento di Correzione dell’Arkansas, a Varner, sulla US Highway 65 vicino a Grady e Pine Bluff. Foto scattata a Varner. Estate 2022.

Damien soffre molto in prigione. I carcerati e i secondini lo picchiano, lo aggrediscono sessualmente e lo torturarono.

Racconta tutto in una intervista ad un giornalista e la cosa non è gradita dall’istituto penitenziario: le guardie lo minacciano, ma lui è contento che la verità sia venuta a galla. L’Arkansas Department of Correction conduce un’indagine, ma farà in modo di non far venire fuori nulla.

dal libro ‘Life after Death’ di Damien Echols

“…Guardo le persone che mi avevano fatto cose orribili, che hanno mentito su di me, abusato di me e cercato di prendersi la mia vita e ho la certezza che non sarebbero mai state capaci di superare quel che ho dovuto affrontare io. Loro sarebbero morte dentro”.

Nel corso di tutta la sua prigionia Damien non ha mai avuto contatti con Jason. I condannati, secondo le leggi dello stato dell’Arkansas, non possono comunicare tra di loro se in reparti di prigionia differenti. Ma un giorno i due infrangono involontariamente la legge. Mentre Damien esce dalla cella in cui stava 23 ore al giorno, Jason è nel corridoio. Riescono ad incrociare i loro sguardi.

Accadrà una seconda volta, ma sarà è ancora più breve.

Dal libro ‘Life after Death’ di Damien Echols

“…sapevo che Jason era nel blocco vicino, perché le celle lì erano tanto rumorose che riuscivo a sentire i detenuti di quella sezione attraverso il muro. Nel suo blocco c’era una decina di persone. Sarebbe stato di enorme conforto, per me, potermi sedere nella stanza con lui e parlare, magari tentare di capire che cosa era andato storto, ma le guardie si assicurarono che io e Jason non ci vedessimo mai”.

“…Dopo dieci anni, un venerdì pomeriggio del 2004 io e Jason riuscimmo a vederci da lontano, mentre ero nel bel mezzo del pic-nic settimanale con Lorri. Sollevai lo sguardo e lo vidi in corridoio, più o meno a dieci metri di distanza, che mi osservava attraverso il vetro. Sollevò la mano e mi sorrise, poi scomparve come un fantasma. Avrei tanto voluto parlare con lui, anche solo per dirgli: “Tieni duro”. E’ la stessa cosa che continuo a dire a me stesso. Tieni duro”.

“… Jason era il mio migliore amico e in tutti questi anni ho sentito la sua mancanza, anche se viveva molto vicino a me… Ero ancora un bambino quando fui mandato nel braccio della morte. Sono diventato adulto, sia mentalmente che fisicamente, in questo buso infernale. Sono entrato in questa situazione a occhi spalancati e pieno di ingenuità. Adesso guardo ogni cosa e ogni persona con sospetto. Ho imparato nel modo più duro che il mondo non mi è amico”.

Jessie, Damien e Jason nei primi anni di prigionia. Stanno diventando uomini. Fonte: https://www.seekingjusticebp.com/post/the-west-memphis-three

Gli anni di prigionia passano e sono tanti, ma Damien è come se fosse rimasto fermo al 1993. I suoi ricordi risalgono a programmi tv del suo tempo. L’attacco del 9/11, l’uragano Katrina, l’elezione di Bush e Obama non significano nulla per lui. “Mi manca il Natale e Halloween. Me ne hanno rubati quasi 20” dirà, una volta libero, in una intervista.

In prigione diventa buddista. Passa ore a studiare magia e meditazione.

dal libro ‘Life after Death’ di Damien Echols

“…Non volevo che mi cambiassero, mi toccassero dentro e mi rendessero marcio e stagnante come loro. Ho tentato più o meno ogni pratica spirituale e ogni esercizio di meditazione che potesse aiutarmi a rimanere sano di mente nel corso degli anni…” (una filosofia molto simile a quella adottata da Rubin ‘Hurricane’ Carter)

dal libro ‘Life after Death’ di Damien Echols

“…Nel braccio della morte vige un continuo viavai di predicatori. Pastori battisti ansiosi di convincerci che la morte è preferibile alla vita. Alcuni si spingono addirittura a dirci che dovremmo rinunciare a presentare appelli e permettere allo Stato di ucciderci. Quando qualcuno viene giustiziato, questi avvoltoi fanno commenti del tipo: “adesso è in un posto migliore”. Dubito che ci credano perfino loro. Penso che, se avessero un problema, sarebbero velocissimi a cercare un medico. Sostengono sempre che secondo la Bibbia la morte è più bella della vita. Io ho letto la Bibbia e ho visto un quadro molto diverso. Se la morte è così grandiosa, allora perché Gesù resuscitava i defunti?”  

L’interesse di Damien nella metafisica (che ha così tanto acceso l’aula di tribunale) continua anche nel braccio della morte. Legge libri sul buddismo e inizia ad abbracciarne la filosofia. Come risultato molti abitanti dell’Arkansas si sorprendono quando leggono che non solo Damien si è sposato, ma che la cerimonia tenutasi in prigione è stata buddista. Sua moglie è Lorri Davis, un architetto paesaggista di New York con cui ha iniziato una corrispondenza dal momento dell’uscita del primo documentario. Se fosse uscito di prigione disse che avrebbe soltanto voluto sparire con sua moglie.


Damien e la sua futura moglie Lorri in una foto scattata in prigione.

Fonte:https://www.elle.com/culture/books/a28542453/lorri-davis-damien-echols-savage-appetites/
Damien e Lorri, dopo anni di corrispondenza, si sposano in prigione nel 1999, con un rito buddista. Fonte:https://www.elle.com/culture/books/a28542453/lorri-davis-damien-echols-savage-appetites/

La prima cosa che avrebbe voluto fare insieme a lei sarebbe stato passare Halloween a Salem e il Natale a Branson in Missouri e anche passare una notte al Crescent Hotel di Eureka Spring (si suppone sia uno dei più infestati del paese). Sebbene il Death Row in Arkansas sia inumano, duro e crudele, Damien non lo avrebbe comunque lasciato per tornare allo squallore e alla povertà disperata di West Memphis dove “eravamo i tipici white trash del sud che abitavano in un trailer park”.

Il Crescent Hotel di Eureka Spring in Arkansas. Fonte: https://www.arkansas.com/articles/1886-crescent-hotel-spa

Jason Baldwin

Appena iniziano i primi interrogatori ai tre ragazzi, i procuratori offrono subito, ma segretamente, un accordo a Jason. Non una, ma due volte. Qualcosa di simile all’accordo offerto a Jessie. Invece di chiedere alla giuria di condannarlo a morte, avrebbero proposto una condanna a 40 anni – un termine che avrebbe potuto prevedere la condizionale – se avesse patteggiato per la sua colpevolezza e testimoniato contro Damien.

Jason non accetta.

Ma Damien non lo saprà mai (se non molti anni più tardi, una volta liberi).

Terminato il processo Jason è costernato. Si aspettava che i suoi avvocati avrebbero chiamato qualcuno dei suoi insegnanti per testimoniare sul suo andamento e comportamento scolastico, compreso quello del giorno degli omicidi. Si aspettava qualche testimonianza ad avvalorare il suo alibi. In retrospettiva pensò che avrebbe voluto andare lui stesso al banco in modo che la giuria potesse almeno ascoltarlo prima di decidere per il suo destino.

Jason, dirà in seguito, si sentì perso. Si sentì giovane e solo ed era preoccupato per la sua famiglia.

Ha partecipato al processo convinto che nessuno potesse trovarli colpevoli per qualcosa che non avevano fatto. Non in America. Non è ciò in cui era stato educato a credere.

Ma ora, dopo aver rifiutato due accordi, mentre osserva il vigore della pubblica accusa contro di lui, alcune antiche convinzioni cominciarono a scricchiolare.

Ha visto i suoi avvocati ‘combattere duramente’, ma ora vede anche che ‘è dura combattere contro il giudice Burnett e i pubblici ministeri’. Gli sembra che “qualsiasi cosa proviamo a fare, il giudice non l’approva. Addirittura io lo capisco e non conosco nulla di queste cose”.

Jason Baldwin in aula di tribunale.

Fonte: https://murderpedia.org/male.B/b/baldwin-jason.htm
Jason tra i suoi avvocati d’ufficio in attesa della sentenza. Fonte: https://www.britannica.com/event/West-Memphis-Three

Anni dopo racconterà le sue sensazioni mentre veniva condotto, per la prima volta dopo la sentenza, nel penitenziario di Pine Bluff: “guardavo passare le campagne. Guardavo le macchine e i loro passeggeri ricordandomi quando insieme a mia mamma e mio fratello eravamo soliti fare dei viaggi attraversando le campagne in Mississippi fino alla casa di mia zia Janette; erano viaggi lunghi e io guardavo le campagne passare attraverso il finestrino proprio come facevo adesso tranne che allora ero impaziente di arrivare. Questa volta non lo ero. Pensavo che sarebbe stato ok se la destinazione non fosse mai arrivata, che avremmo potuto guidare per sempre e magari gli agenti mi avrebbero riportato a casa dicendomi: “Mi dispiace Sig. Baldwin. Abbiamo scoperto che è stato tutto un errore, quindi eccola a casa”. E sarei uscito, mi avrebbero tolto manette e catene. Avrei ringraziato Dio e sarei corso dentro casa”.

Un tratto della campagna dell’Arkansas sul tratto di strada che conduce a al Pine Bluff Penitentiary. Video girato in Arkansas. Estate 2022.

Jason si dice che ha bisogno di essere forte per sopravvivere a tutto questo, il suo mantra è semplice: ‘sono forte’.

In prigione Jason conduce una vita medio alta (per come la si può intendere in carcere). Dal momento che è sveglio e ha imparato ad usare il computer e il suo comportamento è impeccabile, gli vengono assegnati una serie di lavori da ‘colletto bianco’. Inizia a studiare investimenti tramite un programma di studio nel carcere: “Non voglio uscire ed essere ancora il sedicenne di quando sono entrato, voglio andare avanti”. Sogna di laurearsi in legge e ha una relazione epistolare con Sara Cadwallader.

Fuori dalla prigione si immagina impegnato in incarichi di attivismo legate alla materia legale: “Le ragioni per cui sono qua, la vera ragione, è che qualcuno doveva pagare”.

Jason tra Bruce Sinofsky e Joe Berlinger durante le riprese del primo documentario ‘Paradise Lost‘. Fonte: https://www.cityartsmagazine.com/issues-seattle-2012-02-paradise-found/

Jason, seguito da Damien, scortato in aula di tribunale per la prima udienza del loro processo. Fonte: https://m.imdb.com/title/tt0117293/mediaviewer/rm3956224256

Jessie Misskelley

Il primo avvocato di Misskelley, Dan Stidham, disse di lui appena lo ebbe in carico: “sembrava un ragazzo ordinario, un delinquentello di quartiere qualunque. Ma in realtà aveva un Q.I. limitato. Quell’anno Bill Clinton venne eletto Presidente degli Stati Uniti e tutti in Arkansas sapevano chi era Bill Clinton. Jessie no”.

Stidham racconta che nel 1993 credeva che la confessione di Jessie fosse vera. Del resto la Polizia, nella fase istruttoria, aveva informato Stidham che le tracce ematiche trovate sulla scena del crimine e il sangue di Jessie, combaciavano (cosa non vera).

Solo nel 2008 ebbe modo di ricredersi: “ai tempi” dice “ero troppo inesperto”.

E’ abbastanza raro che un avvocato ammetta i suoi sbagli e di non essere stato abbastanza preparato per questo caso. Insinuò addirittura di essere stato scelto proprio per questo motivo: per la sua inesperienza. 

In una intervista in prigione racconta che sta leggendo ‘How to be born again’. Fonte: https://eu.commercialappeal.com/story/news/crime/2020/03/03/west-memphis-three-investigation-
Jessie, ormai uomo, in prigione. Fonte: https://m.imdb.com/title/tt2028530/mediaviewer/rm3149934848
Il padre di Jessie, nonostante le scarse possibilità economiche e sociali, è sempre stato molto vicino al figlio.

Ai tempi della ‘Rule 37 Petition‘ (una sorta di appello) Stidham discute ripetutamente con il giudice Burnett il quale, irritato, gli ricorda che deve rispondere solo alle domande, ma Stidham continua ad insistere nel ribadire che il basso Q.I. di Misskelley lo avrebbe avrebbe fatto riconoscere mentalmente disabile nella maggior parte degli Stati. Per molto tempo, per esempio, Jessie aveva pensato che Stidham fosse un ufficiale di Polizia. Non aveva mai capito che era un avvocato della difesa e soprattutto non conosceva il ruolo dell’avvocato della difesa.

“Era un tipo ok” ricorderà in seguito Jason che conosceva Jessie dai tempi della scuola elementare “Era solo un po’ lento ad imparare, mancava un po’ di buon senso. Poteva essere divertente, ma erano più le volte che ridevamo di lui invece che con lui”.

Un altro suo compagni di cella ricorda: “ero seduto in cella con questo killer satanico reo confesso che proprio in quel momento mi chiese chi era Satana”

Nonostante i problemi di alcolismo, Jessie è molto legato al padre, il quale ha sempre sostenuto la sua innocenza, e alla sua fidanzata del tempo, Susie Brewer.

A gennaio del 1994 inizia il suo processo nella Clay County Courthouse

Una delle città più grandi di questa contea è Corning, con tremila abitanti. Un bambino su quattro qui, nel 1993, vive sotto il livello di povertà. Meno di 700 abitanti sono laureati. I principali motivi di orgoglio sono due: i principi religiosi che vietano la vendita di alcool e l’essere una comunità completamente ‘white’.

Vengono scelti, come giurati, il responsabile dell’ufficio postale di Corning, una casalinga, un commesso di Walmart, un impiegato dell’ufficio prestiti della banca, un operaio e il proprietario di una serra. Il giurato più giovane ha 23 anni.

Quando in aula il giudice Burnett chiede se abbiano scrupoli morali o religiosi nell’imporre la pena di morte, nessuno alza la mano. 

In un’intervista del 2001, quando Jessie ha ormai speso un terzo della sua vita in prigione, esibendo i suoi 17 tatuaggi guadagnati in quegli anni di prigionia, dice ”Ne voglio uno nuovo, voglio un cervello perchè non ho mai conosciuto nessuno che ne avesse uno”. Si descrive speranzoso e un po’ più intelligente di quando lo avevano arrestato. Ha realizzato che “se non hai mai fatto una cosa, non devi ammettere di averla fatta”.

Se fosse uscito di prigione il suo sogno sarebbe stato quello di fare una grande festa.

Fonti:

  • Mara Leveritt: ‘Devil’s Knot’
  • Damien Echols: ‘Il Buio dietro di me’
  • George Jared: ‘Witches in West Memphis
  • Damien Echols and Lorri Davis: ‘Yours for Eternity’
  • Damien Echols: ‘Almost Home
  • Joe Berlinger e Bruce Sinofsky: ‘Paradise Lost Trilogy
  • Amy Berg: ‘West of Memphis
  • Documentario Sky: ‘The forgotten West Memphis Three