Southern Good Ol’ Boys System
Con l’espressione ‘good ol’ boys’ ci si riferisce normalmente ad un gruppo di uomini bianchi con un background sociale ed educativo simile, i quali sono soliti aiutarsi a vicenda negli affari e nelle questioni private.
‘Southern Good Ol’ Boys System’ restringe l’area di questo stereotipo facendo riferimento al ‘buon vecchio sistema del Sud’ inteso come l’insieme di abitudini consolidate e tipiche di questa area geografica quali l’ospitalità, la cordialità, la disponibilità, ma anche una certa propensione al nepotismo e alla corruzione quando queste sono sostenute da una indissolubile logica di gruppo.
Good Ol’ Boy
L’espressione ‘Good Ol’ boys’ non avrebbe bisogno di spiegazione per nessuna persona proveniente da un qualsiasi Stato del Sud statunitense.
La riconoscerebbero istintivamente anche solo, banalmente, da una connotazione geografica: il ‘good ol’/old boys’ è il ‘buon vecchio bravo ragazzo’ che non si trova oltre il confine nord con la Virginia o oltre il confine ovest con il Texas.
Nel 1974 un articolo del ‘The New York Times’ intitolato “Are the Good Ol’ Boys still around in the South?” si interrogava sulla possibile estinzione di questa categoria.
La paura era che l’incalzante globalizzazione, promuovendo usi e costumi diversi a discapito di quelli più genuini, potesse portare alla perdita dei tratti distintivi di questo gruppo.
- Chi sono i ‘Good Ol’ Boys’?
Con questa espressione ci si riferisce ad un gruppo di uomini con un background sociale ed educativo simile che si aiutano a vicenda negli affari e nelle questioni private.
Letteralmente: una rete amicale di vecchi bravi ragazzi.
Ha origine nella cultura britannica dove fa riferimento alla conservazione delle élite sociali (l’espressione “Non è quello che conosci, è chi conosci” è associata a questa tradizione).
La declinazione statunitense è decisamente più sfaccettata.
In linea generale si riferisce all’uomo bianco, generalmente proveniente dal Sud rurale, a cui si riconoscono qualità associabili alla cultura maschio-centrica tipica del Sud conservatore.
Un uomo con un network di amicizie prestabilite che normalmente si assistono l’un l’altro in questioni sociali, economiche e di carriera.
Lo stereotipo vuole che questi siano particolarmente sofisticati e acculturati, ex alumni di scuole prestigiose, magari di soli uomini, che nel tempo hanno mantenuto un sistema di relazione chiuso che limita le opportunità di accesso al gruppo a chiunque non possegga questo pedigree.
Sono uomini che hanno la sicurezza di poter sempre contare su un nutrito gruppo di amici fidati e, se da una parte questa garanzia è rassicurante, dall’altra può portare facilmente ad atteggiamenti di nepotismo e corruzione.
Normalmente le statistiche ci suggeriscono che si tratta molto spesso di individui soci all’interno di un rinomato studio di avvocati o che ricoprono cariche politiche prestigiose all’interno del sistema governativo statale.
Ma non sempre.
Il giornalista texano Larry L. King, che si è sempre definito un redneck, in una intervista al ‘Texas Monthly’ sostenne che un ‘good ol’ boy’ è un redneck che nel tempo si è raffinato.
Un curriculum da ivy leaguer non è dunque la conditio sine qua non.
Un ‘good ol’ boy’ può essere anche un uomo bianco di estrazione sociale decisamente più ordinaria.
Lo si può facilmente trovare ai raduni dei monster truck (camion o trattori montati su ruote giganti) o a incontri di pro wrestling.
Di solito è amichevole, ospitale, dotato di capacità pratiche e gran lavoratore.
Beve grandi quantità di birra scadente, ascolta la musica country, va a caccia e pesca e guarda il football americano.
Probabilmente lavora in qualche ufficio nella periferia di Atlanta o di Little Rock, ma non appena possibile torna nella sua small town rurale.
Paul Hemphill, autore e giornalista, ha dedicato gran parte dei suoi scritti alla narrazione del ‘good ol’ boy’.
Sosteneva che mentre uno yankee del Nord si limita alla definizione di ‘bravo ragazzo’, una qualsiasi persona del Sud lo riconosce istintivamente facendo riferimento a un redneck o a un cracker che probabilmente frequenta, per esempio, il Grand Ole Opry (il teatro mecca per gli artisti e amanti della musica Country, situato a Nashville, Tennessee).
- Due prototipi di ‘Good Ol’ Boys’
IL PRIMO: lo stereotipo del ‘good ol’ boy’ rurale, un po’ ignorante, trova una sintesi nell’immagine della giuria bianca selezionata per deliberare al processo per l’omicidio di Emmett Till. Bianchi farmers, provenienti dalle hills del Delta del Mississippi (ne parlo qui), profondamente razzisti, hanno speso appena qualche minuto per raggiungere un accordo di non colpevolezza nei confronti di altri due bianchi, di uguale estrazione sociale, palesemente colpevoli di tortura e omicidio ai danni di un quattordicenne.
IL SECONDO: lo stereotipo del ‘good ol’ boy’ evoluto, con una posizione sociale ed economica di prestigio, è ben rappresentata invece nel documentario Netflix: “Murdaugh murders: a southern scandal” che raccoglie tutti gli stilemi della famiglia rurale del Sud (in questo caso di Hampton County, North Carolina), bianca, ricca, prepotente.
La storia della famiglia Murdaugh è perfettamente rappresentativa di una certa cultura dove anche il potere istituzionale si piega di fronte a un nutrito e solido network di ricchezza e di potere bianco.
Gli eventi (reali) raccontati risalgono al 2021: è in corso, proprio in questi giorni, il processo.
Guardandolo troverete da soli la risposta a una certa previsione fatta dal ‘The New York Times’: anche le grandi testate giornalistiche possono sbagliare.
Buona visione!