WEST MEMPHIS THREE

Parte 10 – ‘Paradise Lost: the Child Murders at Robin Hood Hills’

La vicenda dei West Memphis Three, seppur tragica, non ha nulla di eccezionale.

Storie come questa, negli Stati Uniti, accadono ogni singolo giorno e a pagarne le conseguenza sono sempre le categorie sociali più emarginate e discriminate tra cui neri e poor white trash.

C’è solo un motivo se questa storia ha avuto un eco prima nazionale e poi internazionale: la presenza, in aula processuale, delle telecamere di Bruce Sinofsky e Joe Berlinger.




Paradise Lost: the child murders at Robin Hood Hills‘, il primo documentario, 1996, della trilogia ‘Paradise Lost’ di Bruce Sinofsky e Joe Berlinger.



Paradise Lost 2: Revelations‘, il secondo documentario, 2000, della trilogia ‘Paradise Lost’ di Bruce Sinofsky e Joe Berlinger.
Paradise Lost 3: Purgatory‘, il terzo documentario, 2011. Il compenso dei documentari è stato equo per tutte le famiglie delle vittime e degli imputati, non è vero che, come qualcuno aveva insinuato, sono stati dati più soldi ad Echols.

Sin dai primi giorni di indagini Bruce Sinofsky e Joe Berlinger, proprietari della compagnia cinematografica ‘Creative Thinking International’ sono entrati in scena colpiti dalle notizie che iniziano a circolare su questo triplice omicidio tanto insolito quanto sconvolgente.

Incuriositi da un trafiletto di giornale che, parlando della morte dei tre bambini, ipotizza un omicidio a sfondo satanico, si recano nei giorni immediatamente successivi ai fatti nella quasi sconosciuta e rurale West Memphis in Arkansas.

I filmmakers inziano così ad interessarsi alle famiglie delle vittime, ai presunti carnefici, ma soprattutto alla realtà dei poor white trash.

dal libro ‘Life after Death’ di Damien Echols

 “…Eravamo anche diventati i soggetti di un documentario della HBO. Il 5 giugno, all’indomani della conferenza stampa indetta dalla polizia di West Memphis per annunciare la cattura dei presunti autori del crimine, Sheila Nevins, una dirigente della HBO, vide un articolo semisepolto nel “New York Times” e lo fece leggere a due registi, Joe Berlinger e Bruce Sinofsky. Il titolo “Arkansas, fermati tre ragazzi per il massacro di tre bambini di otto anni” offriva il potenziale per un film provocatorio e salace sul satanismo, sui sacrifici umani e su perversioni di proporzioni gotiche. Joe e Bruce portarono immediatamente una troupe a West Memphis e cominciarono a intervistare gli abitanti del luogo, i genitori delle vittime, i miei amici e conoscenti, la mia famiglia, le famiglie di Jason e di Jessie. Quello che cominciò ad emergere davanti ai loro occhi era un quadro molto diverso delle circostanze. Joe e Bruce ammisero che, dopo aver parlato con la gente di West Memphis, si erano resi conto che noi tre eravamo accusati di crimini che non avevamo commesso”

Trovano un’eccessiva collaborazione e disponibilità da parte di John Mark Byers, il patrigno di Chris. 

Byers prova particolare gusto a stare di fronte alle telecamere e sembra recitare una parte ogni volta che la telecamera è accesa. 

Si fa intervistare più e più volte: davanti alla sua piscina mentre parla di angeli e demoni, davanti ad una chiesa battista mentre canta un inno o con il suo vicino mentre spara con la pistola a delle zucche immaginando siano le teste dei tre imputati.

Nel 1996, quando la comunità è tornata a dormire notti tranquille e i tre imputati rischiano ormai di essere dimenticati, l’opinione pubblica viene scossa dall’uscita del documentario: ‘Paradise Lost: the Child Murders at Robin Hood Hills’.

Il documentario, la cui colonna sonora è dei Metallica, mostra, coraggiosamente, scene di una West Memphis rurale, conservatrice, ignorante, decadente e scene delle famiglie coinvolte nel caso, sia di parte delle vittime, sia di parte degli imputati. Immagini di povertà, dolore e rabbia in contrasto con le formalità del procedimento in aula. Le interviste con Damien, Jessie e Jason si intrecciano con i commenti delle famiglie delle vittime e lunghi, patetici monologhi in cui John Mark Byers inveisce contro gli accusati. Il documentario viene trasmesso da HBO. I registi non avanzano mai una conclusione oltre a quella del verdetto, ma centinaia di spettatori trovarono il documentario scioccante.

Tra questi una giovane Lorri Davis che assiste alla proiezione del documentario al MoMa di New York City (to be continued…).

Molti abitanti in Arkansas rimangono costernati dall’immagine che ne esce del loro stesso Stato e del modo in cui ci si sofferma sulla mentalità ristretta delle piccole comunità che hanno contribuito nell’arrivare ad un verdetto di quel tipo. Michael Atkinson scrive in ‘Spin’:

Si inizia a guardare a quello che accade a West Memphis come ad una versione moderna di quello che successe al processo delle streghe di Salem tre secoli prima.

(credo di aver visto quasi tutto di Joe Berlinger, questi alcuni suoi film e documentari tra i miei preferiti)

dal libro ‘Life after Death’ di Damien Echols

“…Burnett e Fogleman erano ben contenti che ci fossero i media e, in accordo con i miei avvocati e quelli di Jason, permisero a Joe e Bruce di filmare il processo per il documentario della HBO: probabilmente erano convinti che, alla fine, sarebbero stati i protagonisti di una grandiosa vittoria legale. Dal momento che sia Joe, sia Bruce erano venuti spesso a trovarmi in prigione prima del processo, a quel punto li conoscevo abbastanza bene e mi ero abituato alle telecamere. Non avevano mai discusso con me i dettagli del caso, ma mi avevano fatto domande sul mio ambiente e sulla mia infanzia e chiesto spesso per quale motivo, a mio parere, la polizia aveva concentrato i sospetti su di me”.

Fonti:

  • Mara Leveritt: ‘Devil’s Knot’
  • Damien Echols: ‘Il Buio dietro di me’
  • George Jared: ‘Witches in West Memphis
  • Damien Echols and Lorri Davis: ‘Yours for Eternity’
  • Damien Echols: ‘Almost Home
  • Joe Berlinger e Bruce Sinofsky: ‘Paradise Lost Trilogy
  • Amy Berg: ‘West of Memphis
  • Documentario Sky: ‘The forgotten West Memphis Three