EMMETT TILL

LOUIS TILL – LE COLPE DEI PADRI

Il cimitero americano, in territorio francese, di Oise-Aisne, conserva i resti di Louis Till, padre di Emmett Till, il giovane ragazzo la cui morte violenta avvenuta in Mississippi nel 1955 ha dato una spinta acceleratrice al Movimento per i Diritti Civili.

‘Tutte le parole che seguono sono il frutto del mio desiderio di trovare un qualunque senso nell’oscurità americana che separa i padri di colore dai figli, un’oscurità in cui figli e padri perdono le tracce gli uni degli altri.’

John Edgar Wideman ‘Scrivere per salvare una vita

Indice:

  • Il mio viaggio
  • Chi è Louis Till?
  • I fatti di Civitavecchia
  • Il dossier Till
  • La prigionia
  • Gli interrogatori
  • La condanna
  • Il cimitero
  • L’ultimo atto

Il mio viaggio

Il cuore di un mio breve on the road invernale sulle strade francesi a fine 2022, è partito da una località a poco più di cento chilometri ad est di Parigi, nel dipartimento dell’Aisne nell’Alta Francia: l’Oise-Aisne American Cemetry and Memorial.

Un luogo che in qualche modo si intreccia e prosegue un mio precedente viaggio di ricerca in Mississippi sulle tracce della storia di Emmett Till, il giovane ragazzo la cui morte violenta avvenuta in Mississippi nel 1955 ha dato una spinta acceleratrice al Movimento per i Diritti Civili.

L’Oise-Aisne è un cimitero dedicato alla memoria dei caduti americani nei territori alleati durante la Prima Guerra Mondiale.

Qui, suddivisi in quattro sezioni (‘plot‘) – A, B, C, D – sono sepolti i corpi di 6012 soldati americani caduti con onore nell’offensiva Oise-Aisne contro i tedeschi, nel 1918.

Meno conosciuta è la quinta sezione, il Plot E, dedicata ai soldati morti con disonore (uccisi dalla Corte Marziale tramite impiccagione o fucilazione) nel corso della Seconda Guerra Mondiale, principalmente per crimini di stupro e omicidio (solo in un caso di diserzione).

Novantasei uomini di diverse nazionalità (francesi, britannici, tedeschi e polacchi) i cui corpi, nel 1949, sono stati riuniti in questo piccolo spazio nascosto dietro le mura del complesso amministrativo del Cimitero.

E’ l’unico cimitero di questo tipo ad avere una sezione dedicata ai ‘disonorati’.

Per visitarlo è necessario prendere un appuntamento.

Non sono permesse nè foto, nè video.

La visita non è particolarmente incoraggiata dalla stessa Direzione del cimitero, ma è comunque possibile spiegando le proprie motivazioni.

La mia era molto semplice: all’interno di questo spazio, al numero 73, si trova il corpo (o quel che ne rimane) di Louis Till, il padre di Emmett Till (qui la sua storia), il giovane ucciso brutalmente nell’estate del 1955 di cui ho voluto approfondire la conoscenza della storia viaggiando nel profondo Mississippi tra i luoghi che hanno fatto da cornice all’omicidio.

Prima di me-tra molti altri sicuramente- Alice Kaplan che nel libro The Interpreter segue la storia degli uomini condannati a morte e sepolti nel Plot E e John Edgar Wideman che nel libro Scrivere per salvare una vita compie un viaggio fisico e non solo nella storia personale di Louis Till.

Proprio quest’ultimo libro mi aiuterà a raccontare la storia, poco conosciuta, del soldato semplice Louis Till.

L’ingresso ai plot A, B, C e D dell’Oise-Aisne American Cemetery and Memorial. Video girato a Fère-en-Tardenois, Dicembre 2022
L’ingresso ai plot A, B, C e D dell’Oise-Aisne American Cemetery and Memorial. Video girato a Fère-en-Tardenois, Dicembre 2022
L’Oise-Aisne American Cemetery è uno degli otto cimiteri militari americani della Prima Guerra Mondiate su territorio straniero. Al governo francese è concesso l’utilizzo perpetuo di questa terra come cimitero permanente senza alcun tipo di tassazione. Video girato a Fère-en-Tardenois, Dicembre 2022
Il libro di John Edgar Wideman ‘Scrivere per salvare una vita’. Wideman avrebbe sempre voluto scrivere un libro sulla storia di Emmett Till. Non ci è (ancora) mai riuscito; ma nei suoi anni di approfondimento è venuto a conoscenza della storia del padre a cui ha deciso di dedicare questo libro. Foto scattata a Fère-en-Tardenois, Dicembre 2022

Chi è Louis Till?

Louis Till nasce in Missouri.

In giovane età, orfano di entrambi i genitori, si trasferisce ad Argo, nella periferia di Chicago, dove lavora come operaio presso la Argo Corn Company.

Qui incontra la altrettanto giovane Mamie.

Si piacciono, si frequentano e a 18 anni si sposano.

Non è un matrimonio felice: è un uomo poco presente nella vita coniugale che ben presto diventa violento nei confronti della moglie.

Le denunce per violenza domestica portano Louis davanti ad un giudice il quale, visto lo stato di emergenza del Paese, gli offre una alternativa alla prigione: arruolarsi nell’esercito.

Ed è così che Louis, con un figlio di appena un anno, Emmett, lascia Mamie, il loro piccolo e gli Stati Uniti per un viaggio che lo porterà a combattere in terre lontane di cui conosce poco o nulla.

Louis si arruola nell’Esercito degli Stati Uniti d’America come soldato semplice.

Combatte nella 177° Compagnia del 379° Battaglione, Comando Trasporti che lo porterà prima in Nord Africa e poi in Italia, nel contesto di un esercito ancora fortemente segregato.

Di un’ondata iniziale di diecimila uomini di colore che si offrono volontari per il servizio militare allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, solo pochi sono immediatamente introdotti nelle forze armate. 

Oltre trecentomila volontari neri vanno alla deriva in un limbo almeno fino al febbraio del 1943 mentre, al Dipartimento della Guerra, dibattono se le truppe di uomini neri valgano la pena e cosa farsene di loro una volta diventati personale delle forze armate. 

Louis Till è un’eccezione, un uomo ‘fortunato’ scelto per il servizio attivo già nel 1942, non appena si era arruolato.

Rare foto di Louis Till
La politica del Dipartimento della Guerra prevede che il personale arruolato di colore e il personale bianco non si mescolino nelle stesse organizzazioni di reggimento. Questa politica si è rivelata soddisfacente per un lungo periodo di anni e fare dei cambiamenti ora provocherebbe situazioni distruttive per il morale e deleterie per la preparazione alla difesa nazionale. E’ opinione del Dipartimento della Guerra che nessun esperimento dovrebbe essere avviato nel piano organizzativo di queste unità in questo momento cruciale’.
Bozza del piano di integrazione dell’Esercito degli Stati Uniti, inviata al presidente Franklin D. Roosevelt e da lui firmata in legge.
‘Tutti gli uomini sono invitati a trattare (i soldati di colore) con rispetto senza però coltivare rapporti di amicizia con loro. Sotto questo manifesto stampato c’è una nota scritta a mano: Per il maggior vantaggio di tutti, tenetevi bene alla larga da loro’.
Avviso affisso sulla porta della camerata, Fort Hood, Texas.

I fatti di Civitavecchia

Mentre è di servizio in Italia, a Civitavecchia, nell’arco di una sola notte si susseguono una serie di crimini che rapidamente portano Louis da soldato semplice a prigioniero per stupro e omicidio.

Nella notte tra il 27 e il 28 giugno del 1944 viene denunciata la morte e lo stupro di tre donne: Anna Zanchi uccisa da un colpo di pistola all’addome, Lucrezia Benni e Frieda Mari violentate nella piccola abitazione che condividevano in una zona di case fatiscenti di Civitavecchia.

Spaventate, le donne denunciano l’accaduto pochi giorni dopo, indicando come responsabili tre o quattro soldati americani.

Iniziano immediatamente le indagini

da ‘Scrivere per salvare una vita’ di John Edgar Wideman:

‘…Il 27 Giugno del 1944, nei pressi della città italiana di Civitavecchia, si scatenò l’inferno. Erano approssimativamente le dieci e mezza della sera quando un allarme antiaereo si mise a suonare e i riflettori iniziarono a guizzare nel cielo notturno. Un tonante fuoco di sbarramento di cannoni antiaerei da quaranta e novanta millimetri esplose. Durante l’ora e mezza seguente, mentre salve di artiglieria continuavano a lampeggiare  e rimbombare e i riflettori setacciavano l’oscurità e le sirene si lamentavano in risposta al falso allarme di un attacco aereo nemico, due donne italiane, a quanto si disse, furono stuprate, un’altra donna venne uccisa con un colpo di pistola nel ventre. I soldati americani accampati nelle vicinanze furono accusati del crimine e due soldati semplici di colore, Louis S.S.N.(senza secondo nome) Till e Fred McMurray vennero impiccati il 2 Luglio 1945, dopo che la corte marziale, in un processo istruito e condotto da ufficiali dell’esercito, li aveva giudicati colpevoli degli stupri e dell’omicidio di Civitavecchia…’

‘…Uno degli intrusi mascherati aveva una pistola in mano, come mi informa il dossier Till. Dopo aver fatto irruzione dalla porta, uno degli uomini accese un fiammifero. La luce del fiammifero fu sufficiente, dichiararono le vittime, per riconoscere il colore di un volto incappucciato nel buio pesto della baracca. Tre intrusi. Erano in tre, tre uomini di colore giurarono gli abitanti della casa dei mari a Civitavecchia, l’abitazione presa d’assalto. Abbiamo fatto irruzione in quattro, giurarono gli accusati nella loro testimonianza. Questa discrepanza più significativa – erano tre o quattro gli aggressori? – non viene mai contestata dagli avvocati della difesa durante il processo dinanzi alla corte marziale contro Louis Till e Fred McMurray.

La capanna o baracca o catapecchia dei Mari, come venne variamente identificata nel rapporto, consisteva di due stanze che davano entrambe su un disimpegno o corridoio che portava all’unico ingresso. La più ampia delle due stanze era divisa da un separè. Frieda Mari dormiva da un lato del divisorio, i suoi genitori, Ernetto Mari e Guila Persi, dall’altro Benni Lucrezia e sua figlia Elena, due rifugiate appena arrivate a Civitavecchia da Allumiere, un paese bombardato, occupavano uno spazio irrisorio dietro la stanza dei Mari-Persi

Per quanto nessun aeroplano nemico avesse invaso il cielo notturno sopra Civitavecchia il 27 Giugno 1944, l’artiglieria antiaerea rimbombava e i riflettori setacciavano l’aria, terrorizzando i civili, mettendo in azione le truppe americane di guarnigione nei campi militari della zona. Frieda Mari, seguita da vicino dalla giovane Elena , si era precipitata giù dal letto verso la porta della catapecchia, l’aveva spalancata per sfuggire al crollo dei muri di casa o per vedere con i suoi occhi quale nuovo orrore la guerra stava portando con sé. Non arrivò mai oltre la porta. Degli uomini mascherati spinsero indietro sia lei che Elena nell’oscurità della casa. Uomini di colore, ne era sicura, poiché gli intrusi accesero dei fiammiferi. Uno di loro era alto dichiarò. Pelle scura, un metro e ottanta. Un altro più basso, pelle più chiara, un metro e settanta, e il terzo, il più basso, un mulatto, il più bianco fra i tre.


Il dossier Till

John Edgar Wideman accanto ad una copia del dossier Till: gli atti del processo ‘Gli Stati Uniti contro Louis Till’

L’autore John Edgar Wideman per completare la stesura del libro dedicato alla storia di Louis Till, richiede ed ottiene, sulla base del FOI (Freedom of Information), una copia degli atti del processo Gli Stati Uniti contro Louis Till (CMZ288642) direttamente dalla Corte di Appello Penale degli Stati Uniti ad Arlington, Virginia.

Queste carte gli permettono di analizzare, pagina per pagina, gli eventi di quella notte, le testimonianze, la prigionia e la condanna a morte del soldato semplice Louis N.M.N. (‘no middle name‘, senza secondo nome) Till.

Scopre che queste stesse carte, inizialmente riservate, sono state descretate nell’ottobre del 1955, poche settimane dopo l’omicidio del giovane Emmett, suo figlio.

Proprio quando mancano due settimane alla riunione del Gran Jury del Mississippi per decidere se Milam e Bryant debbano essere processati per il rapimento, il padre di Emmett Till, Louis Till, apparve come un coniglio nero e cattivo tirato fuori dal cappello bianco. 

Delle informazioni contenute nel dossier personale di Louis Till, materiale riservato sul suo servizio nell’esercito, vengono lasciate trapelare alla stampa: il padre di Emmett Till e marito di Mamie Till, non è il soldato coraggioso, come viene ritratto dai giornali del Nord nel corso del processo di Sumner, che ha dato la vita per difendere il suo paese. Il fascicolo personale di Louis Till rivela che è stato impiccato il 2 Luglio 1945 dall’esercito americano in Italia per stupro e omicidio. 

Avendo a portata di mano questi elementi sul padre di Emmett Till, il Gran Jury si rifiuta di incriminare Milam e Bryant per rapimento. Mrs Mamie Till, con i suoi avvocati, i suoi consulenti e sostenitori, rimane a guardare impotente e amareggiata, mentre l’esecuzione di suo marito cancella ogni possibilità che gli assassini di suo figlio Emmett, appena quattordicenne, vengano puniti per omicidio.

Nell’ottobre del 1955, dopo che il processo per omicidio e l’assoluzione degli imputati aveva ottenuto l’attenzione dei media, il senatore del Mississippi James Eastland e John C. Stennis resero pubblici i dettagli riguardanti i crimini e l’esecuzione di Louis Till. Mentre i media coprivano ampiamente la storia, molti editori del Sud denunciarono che la NAACP avevano mentito riguardo la storia del padre di Emmett. In particolare facevano riferimento ad un articolo uscito su ‘Life’ che presentava Louis Till come un soldato che aveva combattuto ed era morto in Francia per difendere gli ideali della propria patria. Secondo gli storici, in realtà, ‘Life’ rappresentò più un’ eccezione che la regola. Molti editori del Sud, invece, insistettero nell’associare i crimini di padre e figlio. Insinuavano che Emmett potesse aver in mente uno stupro sull’onda di emulazione del padre.

da ‘Scrivere per salvare una vita’ di John Edgar Wideman:

‘…Una copia del Rapporto sulle vittime di guerra (20 Luglio 1945) appare in una delle prime pagine del dossier Till e ne registra la morte. Le parole ‘in Italia’ sono dattilografate in caratteri sghembi nella casella dedicata al ‘Luogo del decesso’. 

Un asterisco occupa la casella dove andrebbe registrato il ‘Motivo del decesso’. 

In fondo alla stessa pagina, appena sotto il margine del rapporto sulla sua morte, una nota, cui rimanda l’asterisco sopra, contiene la frase: “condannato a morte per impiccagione” e “soldato morto non in azione a causa della sua cattiva condotta”. Mrs Till affermò in diverse occasioni che solo la seconda frase era presente nel telegramma del 13 Luglio 1945, inviatole per informarla della morte di suo marito…’

‘…Dopo aver letto qualcosa del fascicolo sono diventato sospettoso rispetto all’ordine delle pagine così come lo ero stato fin dall’inizio per il loro colore. Le pagine del dossier Louis Till non sono numerate. Non sono ordinate cronologicamente, se non in base, forse, a una regola confusa e che confonde, spesso infranta per cui il primo è l’ultimo e l’ultimo il primo. La confusione potrebbe essere atroce…La trascrizione del processo davanti alla corte marziale, per esempio, di gran lunga il segmento più lungo tra quelli dotati di una numerazione progressiva, si trova verso la fine della pratica, ma la numerazione va da 1 a 96.

Sulla copertina un ordine scritto in grandi lettere nere è impaginato come i versi di una poesia:

QUESTO DOSSIER DEVE 

ESSERE RESTITUITO

A

J.A.G.O. (Judge Advocate General’s Office)

ARCHIVI DELLA CORTE MARZIALE

STANZA 3A EDIFICIO DEL PENTAGONO 346

Di traverso lungo la metà sinistra della copertina una linea tratteggiata riporta una data scritta a mano, 14 ottobre 1955…vicino al margine inferiore della copertina si trova un numero di serie, 288642, appena sopra di esso un macchia che quasi nasconde anche se non completamente la parola RISERVATO

RISERVATO stampato a grandi lettere sul margine superiore e inferiore della seconda pagina del dossier. E di nuovo delle linee tracciate sopra la parola RISERVATO. Questa seconda pagina riporta un timbro, CLASSIFICAZIONE CANCELLATA IN BASE ALL’AUTORITA’ DEL TJAG, e il timbro è seguito da una firma autografata che autorizza la cancellazione. Data, nome e grado del firmatario questa volta sono più leggibili rispetto allo scarabocchio sulla linea tratteggiata che attraversa la copertina del fascicolo.

Ogni volta che appariva la data del 14 ottobre mi chiedevo se avessi scoperto una pistola fumante. Possibile che una cospirazione per violare il diritto alla riservatezza del soldato semplice Louis Till abbia avuto origine lì, in quel giorno dell’Ottobre 1955, immediatamente dopo il processo di Sumner, quando le note riservate del servizio militare di Till sono state desecretate e la strada per far trapelare il contenuto del dossier alla stampa è stata sgombrata da ogni ostacolo? Appena in tempo per sabotare qualunque possibilità che un Gran Giurì del Mississippi potesse riunirsi a novembre e decidere di processare Milam e Bryant con l’accusa di rapimento…’

‘…compare il nome di Ralph K. Johnson, Colonnello, capo del JAG, Divisione della Giustizia Militare, l’ufficiale che ha permesso che i documenti riservati fossero resi pubblici. In risposta alla richiesta di personaggi ignoti, ma sicuramente molto potenti, le regole erano state infrante e il dossier di Louis Till, sepolto per dieci anni in un archivio, era stato riesumato, manipolato, i resti inviati dall’ufficio di consulenza legale alla stampa e agli avvocati che difendevano gli assassini di Emmett Till…’

‘…L’ultima parola, letteralmente l’ultima, riportata sull’ultima pagina del dossier Till è RISERVATO come afferma un timbro in calce a una lettera scritta nel febbraio 1945 da un generale di brigata di nome Oxx e diretta all’ufficiale in carica del tristemente noto Disciplinary Training Center del MTOUSA (Mediterranean Theater of Operations, United States Army). La lettera rilascia il soldato semplice James Thomas Junior, la spia che ha condannato Till e McMurray, lo scarcera e lo trasferisce dalla compagnia in cui ha prestato servizio con Till e McMurray a un’altra compagnia del 379°. Qualcuno ha tracciato una linea sulla parola riservato, che però resta visibile in calce all’ultima pagina del rapporto. Frutto del lavoro di alcuni uomini reclutati, probabilmente, per assicurarsi che la parola riservato fosse depennata in tutte le duecento e più pagine del dossier, oltre che sulla copertina. il potere che trasforma il termine RISERVATO in una parola fantasma, viva e morta, invisibile e presente…’

‘…Tutti nel dossier Till mentono. E’ facile riconoscere le situazioni che portano inevitabilmente a mentire. La disperata preoccupazione di Benni Lucrezia di proteggere l’onore di sua figlia Elena, e la sua possibilità di trovare un marito; l’ultimo tentativo di Fred McMurray di salvarsi il collo dal cappio; Junior Thomas accusa gli altri per scagionare se stesso; il desiderio degli agenti del CID di costruire un caso semplicissimo, da chiudere in fretta, per compiacere la richiesta di un superiore che pretendeva giustizia rapida…’

Il 17 Marzo del 1945 il generale Eisenhower, comandante supremo delle forze alleate in Europa e in seguito Presidente degli Stati Uniti d’America, ordinò la risoluzione immediata di tutti i casi in sospeso per presunti crimini capitali commessi dal personale statunitense in servizio ai danni di cittadini stranieri.

La prigionia

Nel periodo che intercorre tra i crimini e l’esecuzione, Louis Till trascorre circa un anno di prigionia nel Disciplinary Training Center di Metato, a nord di Pisa, in Italia.

Qui, insieme ad altri quattromila detenuti di diverse nazionalità, è prigioniero anche il poeta Ezra Pound che farà riferimento proprio a Till in alcuni versi dei suoi ‘Canti Pisani’.

da ‘Scrivere per salvare una vita’ di John Edgar Wideman:

‘…Nella sua cella il poeta Ezra Pound ascolta i prigionieri di colore che parlano. I prigionieri di colore che parlano una lingua diversa. La loro è quasi come la sua. La sua è quasi come la loro. Lui rubacchia. Raccoglie. Assapora. Imita. Invidia i loro discorsi. La sua immaginazione di poeta è deliziata, istruita da dialoghi di colore, parole di colore, nomi di colore. Soldati di colore i cui nomi sono effettivamente dei colori – Black, Green. Neri che portano nomi rubati dai presidenti americani – Washington, Jefferson. Wilson. Lo chiamano Louis Till, San Louis Till. Nei canti del poeta Till viene chiamato ariete. Gli attribuisce il nome di un dio greco. Associa a Till un pittogramma cinese che significa una negazione: no, non…

Perchè il poeta etichetta Till con tutti questi nomi? Lo marchia come Outis, parola greca che significa nessuno. Il nome che Ulisse si dà per ingannare il cieco Ciclope…’

Un estratto da ‘Poemi senesi’ di Ezra Pound:

‘…e Till fu impiccato ieri 

per omicidio e stupro con sevizie

…credeva di essere l’Ariete di Zeus o un altro

“San Louis Till” come Green lo chiamava. Latino!…’

‘…Secondo il rapporto n.41 da me ricevuto (Sezione Investigativa/Comando dell’Esercito Alleato di Roma, Esercito degli Stati Uniti – 7 Agosto 1944) compilato dagli agenti I.H.Rousseau e J.J.Herlihy e incluso tra i documenti relativi al suo caso, Louis Till non si aprì in alcun modo quando Herlihy, fingendosi a sua volta un prigioniero, si fece chiudere con lui (il 10 Luglio 1944) nel carcere militare per ottenere informazioni sui crimini – aggressione, stupro, omicidio – avvenuti tra il 27 e il 28 giugno a Civitavecchia, in Italia. Un altro tentativo di assicurarsi una dichiarazione da parte di Till il 23 Luglio 1944, prosegue il rapporto, si concluse di nuovo con un risultato negativo. Till si chiuse in un silenzio adamantino, senza fornire alcuna informazione riguardo ai crimini su cui si stava indagando o un alibi per stabilire dove si trovasse nella notte del 27 giugno…Louis Till disse a Rousseau: “sarebbe del tutto inutile che io le raccontassi una bugia ora e poi mi alzassi al processo per sostenerene un’altra”…’

‘…Il Disciplinary Training Center dell’esercito statunitense a Metato, vicino alla città italiana di Pisa dove Louis Till era tenuto prigioniero, è un luogo oscuro come il Sud, come l’Africa, congelato al di fuori del tempo. Un altro pezzo di territorio alieno in cui progetto Till mi farà approdare. Durante la Seconda Guerra Mondiale, il DTC era un buco nero. I soldati di colore costituivano il venticinque per cento dei quattromila sfortunati ospiti alla mercé degli ufficiali bianchi che gestivano il campo, secondo tutte le testimonianze, come se fossero indemoniati.

…Ma se un famoso poeta americano (Ezra Pound) imprigionato con Louis Till aveva ragione, anche un altro aspetto dell’Africa abbondava nell’inferno di Metato. Tracce luminose di pronuncia nera, visi neri, musica nera, la generosità nera di atti di gentilezza che mani nere avevano l’ardire di compiere. Un’Africa che sopravviveva ma solo se come il poeta eri capace di prestare attenzione, guardarti intorno, guardarti dentro e sapere come guardare. La scrivania che usava il poeta è un regalo di uno spirito africano, mascherato da prigioniero di colore. Uno scrittoio ricavato ingegnosamente da una cassa da imballaggio, comparso una mattina, senza alcun preavviso, nella nuda cella del poeta, un omaggio del silenzioso compagno di prigionia Saunders, la cui fronte brillante, colore del bronzo, si sarebbe trovata bene su una maschera del Benin…’

Copertina dei ‘Canti Pisaniscritto da Ezra Pound quando era detenuto nel Disciplinary Training Center di Metato. In alcuni versi fa riferimento a Till, detenuto nello stesso centro, nello stesso periodo.
Lo scrittore Ezra Pound fotografato da Lisetta Carmi fuori dalla sua casa di Rapallo che pochi conoscevano. In mostra fino al 12 Febbraio 2023 presso le Gallerie d’Italia a Torino

Gli interrogatori

All’interno del Dossier Till sono presenti i particolari riguardanti le audizioni e gli interrogatori originali del CID – Criminal Investigation Division.

Non è difficile intravedere tracce di un sistema di tecniche di interrogatorio collaudate da anni negli Stati Uniti.

Tecniche, oggi conosciute come Reid Technique, che spingono i sospettati a confessare reati che non hanno commesso o testimoni a ritrattare o alterare le loro deposizioni.

Tecniche che, nonostante siano state più volte considerate coercitive, influenzano tuttora gli interrogatori della polizia americana e sono la causa principale del fenomeno delle ‘false confessioni

da ‘Scrivere per salvare una vita’ di John Edgar Wideman:

‘… se fosse giorno o notte e in quale orario, la durata, i metodi e gli incentivi messi in atto per ottenere le informazioni, chi fosse presente durante l’interrogatorio – rimangono ignoti, a meno che il funzionario incaricato di preparare i riassunti non scelga di includere tali elementi. Il sistema offre ai funzionari ampie opportunità di abuso, tanto ampie da risultare forse irresistibili…’

‘…Le dichiarazioni dei testimoni nel dossier stabiliscono dei dettagli minuziosi – per esempio l’altezza esatta di uno degli intrusi –  e lasciano insolute questioni di maggiore importanza – quanti uomini abbiano fatto irruzione nell’abitazione dei Mari, quante donne abbiano subito un’aggressione sessuale. 

Per gli ufficiali dell’esercito in servizio presso la corte marziale o in una commissione di revisione, il peso complessivo delle dichiarazioni delle vittime stabilisce, al di là di ogni ombra di dubbio, che Louis Till e Fred McMurray furono gli autori del crimine, anche se ciascuna vittima ammette che l’oscurità, i cappucci, le maschere, lo shock, la confusione non permettevano di identificare gli aggressori…’

‘…Il fatto che Till, McMurray e gli altri presunti colpevoli fossero di colore, sommato al fatto che fosse stata appurata la presenza di Till e McMurray nei pressi di Civitavecchia la notte in cui avvennero i crimini, è sufficiente per convincere gli ufficiali dell’esercito che gli accusati siano colpevoli…I soldati semplici Till e McMurray sono condannati a morte su un’unica base: erano del colore sbagliato, nel posto sbagliato al momento sbagliato. 

Colore sbagliato, posto sbagliato, momento sbagliato, un mantra. 

Un crimine che lungo il corso della storia della nostra Nazione ha trasformato innumerevoli uomini e donne di colore innocenti in uomini e donne colpevoli…’

‘…In un raro momento, quando gli avvocati difensori hanno effettivamente messo in dubbio la tesi dell’accusa (rivendicando che la deposizione scritta di Fred McMurray in cui Louis Till viene indicato come capobanda della spedizione fatale dovrebbe essere esclusa perchè era stata ottenuta tenendo sotto torchio McMurray per almeno dieci ore consecutive), i giudici della corte marziale hanno immediatamente respinto l’obiezione.

Gli agenti del CID iniziarono le loro indagini sull’omicidio di Anna Zanchi senza sapere che due italiane erano state aggredite vicino casa della Zanchi nella stessa notte in cui la donna era stata colpita a morte da un proiettile. In assenza del ritrovamento di un’arma sul luogo del delitto in seguito alla sparatoria, in assenza di un movente, di un sospetto, le indagini per l’omicidio Zanchi faticavano ad andare avanti e probabilmente sarebbero rimaste a marcire per sempre a meno che qualcuno non si fosse fatto avanti per confessare o accusare. E invece, una volta che agli agenti del CID giunsero delle voci su uno stupro commesso da uomini di colore e sentirono che gli spari erano avvenuti nella notte in cui c’era stata la sparatoria a casa Zanchi, la loro indagine per omicidio proseguì rapidamente, su basi solide. Lo stupro e il colore aprirono la strada e li tolsero dai guai. Tutto ciò di cui gli ufficiali incaricati dell’indagine avevano bisogno erano dei sospettati di colore, eil 379°, un intero battaglione soggetto a segregazione razziale, era a portata di mano. E ancor meglio: gli agenti avevano già in custodia un pugno di uomini di colore…’

‘…Il colore e lo stupro fornivano un movente. Spiegavano e collegavano i crimini della notte del 27 Giugno come un’unica e prevedibile esplosione della ben nota lussuria e violenza che ribollono, a malapena tacitate, nel sangue scuro dei soldati di colore. La furia omicida di un ubriaco. Un’orgia di impulsi incontrollabili, atavici. I soldati di colore, che l’esercito considerava cittadini di seconda classe, erano dei sospettati privi di qualsiasi diritto che gli investigatori dovessero rispettare. La logica della legge del Sud, la legge del linciaggio prevaleva. Tutti gli uomini maschi di colore sono colpevoli perchè desiderano stuprare le donne bianche, quindi ogni soldato di colore che gli agenti avessero impiccato non poteva essere innocente…’

‘…John Masi (un testimone), un cittadino italiano che parlava inglese e affermava di poter distinguere le voci degli uomini di colore da quella dei bianchi perchè aveva vissuto dodici anni a Brooklyn, a New York, aveva giurato, in una deposizione iniziale (30 giugno del 1944) registrata dagli agenti appena 48 ore dopo l’omicidio Zanchi, che uno dei due uomini mascherati che aveva bussato alla porta di casa Zanchi chiedendo sesso e vino era bianco: “Per lo più aveva parlato quello alto. Dalle sue azioni e dal suo modo di parlare la mia opinione è che fosse un bianco”. Masi affermò di aver discusso con due uomini armati e incappucciati davanti all’ingresso di casa Zanchi per diversi minuti, prima che quelli gli ordinassero di rientrare in casa e che le pallottole sparate verso la porta uccidessero la madre della sua ragazza (CID, verbale n.41). Viene organizzato un secondo interrogatorio (27 ottobre del 1944) e Masi, all’epoca impiegato delle forze armate statunitensi, si tira indietro: “I soldati americani con cui ho parlato e che hanno fatto fuoco contro la porta di casa della famiglia Zanchi erano americani di colore”. In questa seconda versione degli eventi, la versione che ha poi ripetuto nella sua testimonianza davanti alla corte marziale, non solo Masi di colpo è certo di aver riconosciuto la voce di colore di un uomo di colore, ma in pratica giura che, mentre era steso sul pavimento, era riuscito a vedere al di là di una porta chiusa il colore dell’uomo che all’esterno sparò i colpi fatali che l’attraversarono…’


La condanna

Livorno è il luogo in cui si è riunita la corte marziale contro Louis Till.

Le esecuzioni di Till e del suo coimputato, Fred A. McMurray, sono avvenute ad Aversa, vicino a Napoli, lo stesso giorno, il 2 Luglio 1945

Molto tempo dopo, in un libro,The Fight Field, sono state pubblicate alcune fotografie che pare documentino  le impiccagioni di Till e McMurray. 

da ‘Scrivere per salvare una vita’ di John Edgar Wideman:

‘…Ma non furono i nazisti ad impiccare Louis Till, giusto? 

Till doveva temere più il suo stesso esercito delle legioni di Hitler. 

La Germania nazista non inventò la guerra o la razza o il genocidio. 

Molte guerre sono state intraprese sia prima che dopo la seconda guerra mondiale. Ci sono guerre in corso al giorno d’oggi, con l’intento di eliminare interamente delle cosiddette razze. Noi. La mia gente. Lo hanno fatto a noi, ad altri, gli uni agli altri.

Mi chiedevo perchè gli uomini di colore siano tuttora sottoposti a una giustizia sommaria o inesistente con una parte ampiamente sproporzionata di condanne all’ergastolo o alla pena capitale. Che Till abbia infranto la legge o meno, la sua esistenza è considerata un problema dalla legge.…’


Il cimitero


Anche nella brochure del Cimitero non è indicato il Plot E
Sulla sinistra, vicina alla cabina di controllo, l’ingresso al Plot E.
Video girato a Fère-en-Tardenois, Dicembre 2022

Il Plot E è un angolo silenzioso, di ‘pace’.

L’erba e le siepi vengono curate regolarmente, ma l’irrigazione non è prevista in questa piccola sezione.

Solo i quattro plot principali vengono regolarmente bagnati, soprattutto nel corso dell’estate.

Quando visito la sezione E è Dicembre, ha piovuto e nevicato, l’erba è verde e ben tagliata, ma d’estate, mi dice l’incaricato ad accompagnarmi nella visita, non è così.

Cerco quasi subito il numero 73 tra queste piccole lapidi con solo inciso un numero.

Sono tutte bianche ed immacolate, ma quando arrivo a Louis, la sua è sporca di terra.

Un caso, certo, però spiacevole.

Anche la natura, a modo sua, se ne è fatta gioco.

Non c’è alcun nome, nè alcun fiore o bandiera. Per nessuno di loro.

Solo qualche anno fa hanno deciso di inserire un’unica croce in marmo bianca per tutti, proprio vicino al piccolo ingresso sulla destra.

Non entro, nè esco dal Plot E con un’opinione.

Non era questo il senso del viaggio.

Ma mi lascia in silenzio e in pensiero per quasi tutto il viaggio di ritorno.

Non c’è alcun modo per stabilire con certezza la colpevolezza o l’innocenza di quest’uomo.

Ci sono delle carte che parlano chiaro da un lato, ma ci sono anche delle prove deboli e un processo affrettato e soprattutto un contesto storico e sociale per nulla favorevole dall’altro.

Di sicuro c’è che è insopportabile accettare che una storia tanto triste, comunque sia andata, abbia funto da ostacolo nella difficile ricerca di verità e di giustizia per la morte del suo giovane figlio Emmett

da ‘Scrivere per salvare una vita’ di John Edgar Wideman:

‘…L’autrice di The Interpreter (biografia di Louis Guilloux, autore di Ok, Joe!), Alice Kaplan, usava le esperienze di Guilloux per esaminare il trattamento sistematico iniquo nei confronti dei soldati di colore presso le corti militari statunitensi durante la seconda guerra mondiale. Mi scoprì profondamente commosso dalla descrizione fornita da Kaplan del suo pellegrinaggio alla tomba del soldato semplice James Hendricks, impiccato per omicidio dall’esercito americano nel 1945, un soldato di colore al cui processo aveva lavorato Louis Guilloux. Il libro di Kaplan mi portò a duecento chilometri a est di Parigi, in una zona della campagna dove furono combattute le battaglie più feroci della Prima Guerra Mondiale-un grazioso paesaggio fatto di fiumi, boschi e terre coltivate punteggiato da qualche sporadico villaggio di poche pretese. Arrivai con lei a un importante cimitero della Prima Guerra Mondiale, con i suoi cancelli di ferro e le colonne di pietra all’ingresso. Infine mi ritrovai in mezzo a una radura racchiusa tra siepi di alloro e alberi di pino, raggiunta uscendo dalla porta sul retro degli alloggi del responsabile del cimitero. Quella radura conteneva il settore E, il luogo per l’eterno riposo, ufficialmente definito disonorevole, di novantasei soldati americani giustiziati dall’esercito statunitense durante la seconda guerra mondiale.

Posto al di là della strada rispetto ai settori A, B, C e D, dove 6012 onorevoli americani morti nella Prima Guerra Mondiale sono sepolti presso il cimitero principale di Oise-Aisne. il Settore E è un luogo tranquillo, isolato, visitato solo di rado, curato in ogni dettaglio. Un posto insopportabilmente tranquillo, immaginavo, mentre leggevo la descrizione del Settore E fornita da Kaplan in The Interpreter e perlustravo con i suoi occhi una distesa di prato punteggiata da piccoli quadrati bianchi  che le si rivelarono come pietre piatte incastonate nell’erba tosata. Quattro file di pietre, ventiquattro pietre per fila, ogni fila separata dall’altra da una distanza di circa un metro e mezzo, ogni pietra bianca incisa con un numero grigio, scrive l’autore.

L’accompagno salendo e scendendo lentamente il leggero declivio, tra le file, perché se rimani fermo la tranquillità del Settore E è troppo avvolgente, troppo pesante, troppo triste. Ho bisogno di muovere gli arti, smettere di trattenere il respiro in questo luogo quasi dimenticato dove novantasei quadrati bianchi segnalano i resti degli uomini, ottantatrè dei quali di colore…A pagina 173, nel capitolo 27 nel capitolo finale del suo libro, Kaplan racconta in una nota a piè di pagina di avere raggiunto il numero 73, la tomba all’angolo della quarta fila che appartiene a Louis Till. La sua storia ha una tale risonanza tragica, così scrive, e poi informa il lettore dell’esecuzione del soldato semplice Louis Till da parte dell’esercito nel 1945 per avere commesso omicidio e stupro in Italia, aggiungendo che dieci anni dopo, nel 1955, il figlio quattordicenne di Till, Emmett, fu picchiato, ucciso a colpi di pistola e buttato in un fiume in Mississippi per aver fischiato a una donna bianca…’

‘…Ero in piedi accanto alla tomba di Louis Till….

Non è concepibile alcun futuro nel settore E. Solo una grigia ripetizione senza fine, rievocazioni infelici che si ripiegano su rievocazioni ancora più infelici. Nessuna emozione. Non un barlume di soddisfazione una volta raggiunta la tomba di Till. Nulla che attutisse la caduta. Nel settore E ci ero già stato prima, in un libro, e quella vista mi aveva preparato all’assenza di Till, alla calma asfissiante del settore E, all’erba tagliata con cura, alle lapidi numerate. Ma non avevo previsto la presenza palpabile dei suoi nemici. La loro precisione, la loro implacabilità. Louis Till è incapace di respingerli persino dopo la morte…’

‘…Il mio secondo giorno in Francia Antoine mi aveva accompagnato da Parigi a Oise-Aisne alla ricerca della tomba di Louis Till. Parcheggiammo sulla strada di fronte l’imponente ingresso in pietra del cimitero principale, in un’area vicino all’edificio amministrativo completamente vuoto al momento del nostro arrivo, verso mezzogiorno, quindi dopo una breve visita non accompagnata dentro due piccole sale con reperti e fotografie che mostravano la storia del Cimitero e Monumento alla Memoria Americano, uscimmo da una porte sul retro, probabilmente la stessa da cui era passata Alice Kapland nel 2004, ma senza nessuno a guidarci.

…dentro un cerchio di pini e allori al margine di uno spazio verde e sereno, separato dal resto, che conteneva una piccola croce di pietra a sé stante e novantasei pietre piatte bianchissime, quadrate, di dieci centimetri per lato, sistemate in file parallele, ogni pietra con un numero inciso, proprio come il libro di Kaplan, The Interpreter, aveva informato i suoi lettori, giacevano i resti dei soldati americani che avevano perso l’onore ed erano stati giustiziati dall’esercito americano durante la seconda guerra mondiale, per poi essere trasportati e inumati qui intorno al 1949.

La tomba di Louis Till, diceva The Interpreter, è la numero 73, alla nostra destra, all’angolo più vicino delle quattro file del Settore E disposte in rettangolo, ventiquattro tombe per fila…ottantatrè delle novantasei contengono le spoglie di uomini di colore…’

‘..Resti. Quel che è rimasto. Hanno tagliato a pezzi Till, spezzandogli le ossa per ficcarlo dentro un contenitore adatto alle misere dimensioni del Settore E? Dopo che hai preso un uomo, gli hai legato le mani, bendato gli occhi, messo un cappio intorno al collo, lo hai lasciato cadere in una botola, lo hai lasciato pendere e dondolare al vento, sporco della sua stessa merda e piscio, il collo spezzato, il cuore fermo, è ancora possibile infliggere altre ferite, altri insulti e disonore sul suo corpo? Sui suoi resti. Chi ha concepito l’idea di riesumare i morti disonorati e seppellirli di nuovo in questo settore E, isolato, separato, riservato? Chi ha incaricato gli addetti alla sepoltura per eseguire il piano? Volevo strappare via dal terreno la placca di Till. Scagliarla lontano. Un urlo, un ringhio, una maledizione, un lamento, un ululato premeva per uscirmi dalla gola. Perchè quell’oscenità, quella follia, quella ironia di un trattamento speciale, di un’attenzione costosa, dedicata a un uomo dopo che è stato ridotto a carne senza vita?Carne e ossa marcescenti riesumate, poi caricate su un camion, imbarcate su una nave, messe a bordo di un treno, in volo su un aereo per andare a finire in un buco, il numero 73, uno tra altri novantasei buchi dieci per dieci, dimensioni più appropriate per seppellire dei grossi cani che degli uomini…’

Foto scattata davanti all’Oise-Aisne Cemetery and Memorial, Fère-enTardenois, Francia. Dicembre 2022

L’ultimo atto

‘..il ragazzo aveva l’anello al dito di suo padre quando fu tirato fuori dal fiume Tallahatchie.

L’anello era lì a ricordare che Emmett Till aveva un padre…un padre di colore convocato dal regno dei morti per assolvere gli uomini bianchi che avevano torturato e ucciso suo figlio con un colpo di pistola…

Louis Till, un orfano che nessuno reclama