Il caso Menendez dopo la serie Netflix
Dopo trentacinque anni dal duplice omicidio ai danni di Josè e Kitty Menendez per mano dei loro figli Erik e Lyle, una serie Netflix, un documentario e un dibattito diventato virale sui social, hanno acceso nuovamente i riflettori sul caso, aprendo possibilità a imminenti svolte sulla condanna dei due fratelli.
Indice:
- Reazione dei fratelli alla serie Netflix
- Reazione dei familiari alla serie Netflix
- Reazione dei social alla serie Netflix
Dopo la messa in onda della serie Netflix “Monsters: la storia di Lyle ed Erik Menendez” la vicenda dei fratelli di Beverly Hills ha conosciuto una rinnovata dose di attenzione da parte dei media e non solo. Già all’inizio degli anni ‘90, quando viene dibattuto il primo processo, occupa per per molto tempo, almeno fino all’arrivo del caso O.J. Simpson, le prime pagine dei giornali e dei programmi TV.
Sembrava impossibile che qualcosa di simile potesse riaccadere trentacinque anni dopo, ma una serie e un documentario Netflix, nuove prove e un movimento social, hanno acceso nuovamente i riflettori sulla vicenda.
Nel 2020 è un trend di Tik Tok a dare visibilità al caso. Sulle note di “Criminal” di Britney Spears, centinaia di utenti mostrano nei loro video le foto di criminali, uomini e donne, di cui si dichiarano “innamorati” principalmente perchè di bell’aspetto.
Tra questi video una creator usa come sfondo il primo piano di un giovane Erik Menendez portando gli utenti a interessarsi alla persona e di conseguenza alla vicenda.
Si forma così, in breve tempo, un movimento guidato dall’hashtag #menendezfree che insiste affinché il caso dei due fratelli venga riaperto.
Il motivo? In molti sono convinti che siano stati condannati ad una pena eccessiva a seguito di un ingiusto processo.
Mentre il primo processo, uno dei primi trasmessi da Court TV all’inizio degli anni ’90, si è chiuso con una giuria in stallo e quindi con un nulla di fatto, il secondo processo si è svolto a porte chiuse, in velocità, e non ha ammesso l’ “abuse excuse”, ovvero non ha permesso alla difesa di portare in aula testimoni e prove a sostegno della teoria degli abusi sessuali come movente per il duplice omicidio. Erik e Lyle sono stati quindi condannati alla pena più severa, ergastolo senza possibilità di libertà condizionale, senza che venissero prese in considerazione attenuanti come la giovane età e la storia familiare, elementi che avrebbero portato ad una pena differente e sicuramente inferiore.
Attualmente sia Lyle, sia Erik, stanno scontando la LWOP (Life Without possibility Of Parole), nel carcere statale di San Diego, il Richard J. Donovan Correctional Facility.
Reazione dei fratelli alla serie Netflix
Erik, attraverso un post su “X” dall’account della moglie Tammi, ha fatto sapere di non aver apprezzato la serie e di aver ritenuto Ryan Murphy volutamente giudicante e colpevolista nella sua linea narrativa.
Solo pochi giorni dopo, tuttavia, anche grazie alla serie, Erik e Lyle hanno ricevuto la doppia visita di Kim Kardashian e di Cooper Koch, l’attore che nella serie interpreta proprio Erik, il più piccolo dei fratelli.
Kim, da un po’ di tempo impegnata a seguire le orme del padre nel mondo dell’avvocatura, si occupa di visitare istituti penitenziari negli Stati Uniti per promuovere una riforma carceraria che miri prima alla riabilitazione del condannato piuttosto che alla sua punizione (il Donovan in questo senso è un carcere sperimentale che si ispira al modello di riabilitazione norvegese).
Qui, nel carcere di San Diego, sono presenti, per esempio, cani da accompagnamento che aiutano a riempire la quotidianità dei detenuti. Molti carcerati, tra cui Lyle, hanno possibilità di intraprendere un percorso di studi universitario. Si fanno corsi di yoga, meditazione, assistenza ai carcerati anziani e malati. Il cortile interno del carcere è diventato un grande murales in cui un gruppo di detenuti, capitanati da Erik (dotato di un naturale talento per il disegno), hanno iniziato a dipingere, porzione per porzione, immagini di mondo “fuori dalle mura” così come, dopo tanti anni in prigione, la loro memoria aveva conservato.
Sia Kim, accompagnata dalla madre Kris e dalla sorella Khloe, sia Cooper, hanno approfittato di questa visita per abbracciare i fratelli e informarli del loro sostegno (alcuni articoli dedicati alla visita delle Kardashian)
Reazione dei familiari alla serie Netflix
Quella notte del 20 agosto 1989 insieme a Josè e Kitty, anche una parte dei fratelli è morta.
Insieme a loro anche i familiari più stretti si sono ritrovati travolti da una valanga di shock, incredulità e non richiesta attenzione mediatica.
Quasi tutta la famiglia, sia da parte di Josè, sia da parte di Kitty (a parte il fratello di Kitty, Milton Andresen), è rimasta accanto ai fratelli credendo, seppur con dolore, alla teoria degli abusi e supportando, ogni volta che ne avevano la possibilità, la richiesta di revisione del processo.
A metà ottobre di quest’anno gli avvocati e i familiari dei fratelli hanno organizzato una conferenza stampa davanti al tribunale di L.A. per insistere affinchè il D.A. George Gascon prendesse in considerazione le nuove prove emerse in questi ultimi anni.
Tra queste la confessione di Roy Rossello, un ex membro della teen band Menudo, di essere stato drogato e poi violentato proprio da Josè Menendez, manager della band ai tempi della RCA, nella casa in cui l’uomo viveva insieme a Kitty e ai figli, ai tempi bambini, in New Jersey, a Monsey, vicino a Princeton. Non sarebbe l’unico dei membri della band ad aver raccontato episodi simili, ma l’unico ad aver denunciato pubblicamente l’accaduto.
Un’altra prova è una lettera che Erik aveva scritto nel Natale del 1988, un anno prima dei fatti, al cugino Andy. In questa lettera, insieme ad altre informazioni, Erik confessa al cugino che il padre continua a fargli le cose terribili di sempre (lasciando quindi intendere che gliene avesse già parlato) ma che ora aveva sempre più paura perchè era più violento e imprevedibile. Questa lettera, conservata dal cugino che nel frattempo è morto, non è mai entrata nelle aule di tribunale né nel primo, né nel secondo processo. La lettera è stata trovata, casualmente, da Robert Rand, un giornalista che ha seguito il caso dal primo giorno, intorno al 2016 quando, volato in Florida in veste di consulente per la realizzazione della serie tv “Law & Order True Crime: Menendez”, era passato a trovare Marta Menendez, sorella di Josè e madre di Andy.
Ai tempi del processo, al banco dei testimoni, altri familiari, oltre ad Andy, avevano confermato i loro sospetti in merito ad abitudini strane che avvenivano nella casa dei Menendez. Tra questi le cugine Diane e Kathleen, figlie di Joan Andersen, la sorella di Kitty. Diane aveva detto che Lyle le aveva confidato che il padre lo toccava nelle parti intime; avrebbe informato Kitty la quale non aveva dato importanza alla cosa rispondendo che i figli erano soliti inventarsi cose.
Kathleen, ospite in estate della famiglia, era perplessa di fronte alla tacita regola di famiglia che prevedeva che nessuno camminasse o sostasse per il corridoio delle camere da letto quando Josè era chiuso in una di queste con i ragazzi.
Nel mese di ottobre il District Attorney di Los Angeles, George Gascon, in piena campagna elettorale, ha fatto sapere che era in procinto di esaminare l’atto di habeas corpus presentato dagli avvocati di Erik e Lyle proprio a fronte delle prove emerse.
Il 5 novembre Gascon ha perso le elezioni per un secondo mandato come District Attorney della contea di L.A. Al suo posto è stato eletto Nathan Hochman, un avvocato di L.A. ritenuto molto più vicino alle forze dell’ordine e molto meno progressista rispetto a Gascon che delle revisioni delle pene aveva fatto un po’ la sua cifra lavorativa.
Tuttavia Hochman ha dichiarato che non mancherà di visionare gli atti e valutare se ci sono gli estremi per un ribaltamento della pena.
L’ufficio del District Attorney dovrebbe rendere conto della propria decisione tra il 29 novembre 2024 per la richiesta di Habeas (fatta a Marzo di quest’anno) e l’11 dicembre 2024 per la richiesta di Resentencing.
Il Resentencing è stato spostato a Van Nuys, lo stesso tribunale del secondo processo; il giudice non sarà però lo stesso il che rappresenta una buona notizia per i fratelli.
Accanto uno stralcio del record comportamentale di Erik durante gli anni di carcere.
Reazione dei social alla serie Netflix
Sono in molti a pensare che se questo omicidio fosse avvenuto oggi e se il movente fosse stato discusso in aula oggi, l’esito della condanna sarebbe stato molto diverso. Secondo i sostenitori, Erik e Lyle hanno ucciso in una dinamica che avrebbe dovuto essere riconosciuta come legittima difesa imperfetta. Hanno ucciso perché impauriti e spaventati a seguito di una vita di abusi che ha portato, in particolare Erik, a credere di essere in pericolo di vita. Hanno ucciso perché le persone vittime di abuso e violenza hanno certamente un modo diverso di reagire al pericolo e alla paura. Hanno ucciso perché erano caduti in una spirale di paranoia.
Ma nei primi anni ‘90 gli strumenti per affrontare un caso di abuso sessuale domestico ai danni di due figli maschi, sono scarsi.
Si fanno numerose illazioni e supposizioni che oggi suonano fortemente deboli e offensive rispetto alle confessioni rilasciate dai fratelli al banco dei testimoni. Qualcuno scrive che la testimonianza di Erik è stata così precisa e dettagliata perchè in realtà lui è omosessuale e attinge dalle sue esperienze personali per i racconti che porta in aula.
Le stesse giurie e l’opinione pubblica restituiscono una spaccatura quasi netta tra donne, più comprensive rispetto al vissuto dei ragazzi, e uomini, meno inclini a considerare possibile l’abuso di un padre nei confronti di figli maschi.
Un altro aspetto su cui è giusto portare attenzione è il periodo storico e il contesto sociale in cui il processo è avvenuto. A seguito del pestaggio di Rodeny King, dell’assoluzione dei poliziotti che lo picchiarono, dei violenti scontri che ne seguirono a Watts e South Central e che misero la città a fuoco e fiamme per sei giorni, l’ufficio del procuratore distrettuale aveva urgenza di dimostrare che non avevano perso il polso della situazione e che erano ancora in grado di mettere law & order al primo posto. Gil Garcetti e il suo ufficio non potevano di nuovo fare brutta figura: era necessaria una condanna esemplare e conferita in velocità per dare un esempio e tranquillizzare i cittadini.
Proprio in questo contesto inizia il secondo processo che in breve tempo restituisce una condanna a vita senza possibilità di liberta condizionale per entrambi i fratelli.
Su TikTok Anamaria Baralt, cugina dei Menendez da parte di padre, ha iniziato a pubblicare contenuti sull’andamento giudiziario del caso a seguito delle attenzioni ricevute dopo la conferenza stampa tenuta a metà ottobre ad L.A. in cui ha parlato a nome della famiglia. Anche il profilo instagram di Robert Rand, autore del libro “The Menendez Murder” fornisce frequenti aggiornamenti sulla situazione dei Erik e Lyle. Fra poche settimane arriveranno le prime risposte.
To be continued...
Fonti:
- Dominick Dunne: “Nightmare on Elm Drive”, Vanity Fair, ottobre 1990
- Zed Simpson: “The Menendez Brothers”
- Hazel Thornton: “Hang Jury: the diary of a Menendez juror”
- Robert Rand: “The Menendez Murder: the shocking untold story of the Menendez family and the killings that stunned the Nation
- Discovery Plus: “Il caso dei fratelli Menendez”
- Netflix: “Monsters: the Lyle and Erik Menendez Story”
- Netflix: “The Menendez Brothers”